Monfalcone, apre il Museo della cantieristica
Una lunga gestazione. Alle spalle un percorso lungo otto anni. Il Museo della cantieristica di Monfalcone, realizzato dal Comune con fondi regionali e propri, apre al pubblico oggi, al piano terra dell'ex albergo operai, una delle due strutture progettate dall'ingegner Dante Fornasir per accogliere i lavoratori celibi del cantiere navale creato dai Cosulich.
Le origini. Come nel 1920, quando fu edificato, l'enorme edificio entra di fatto nello stabilimento navalmeccanico, dal 1984 parte della società Fincantieri. L'ingresso guarda quello della fabbrica, l'andirivieni di maestranze e di mezzi, il fluire dell'attività produttiva. Una sorta di attualissimo prologo al racconto di una storia tuttora in divenire che il Museo della cantieristica, il primo del suo genere in Italia, fa, in modo coerente e contemporaneo, tecnologico ed emozionale.
Viaggio negli spazi finora segreti. Mentre i rumori del "cantiere" rimangono all'esterno, superata la soglia e lo spazio biglietteria, si entra in quella che fu la sala mensa dell'albergo operai, dotato in origine di 700 stanze, quasi delle celle monacali, occupata al centro da una mappa interattiva, posta sotto la riproduzione di un fumaiolo di nave. La sala è dedicata all’introduzione e allo sviluppo del territorio monfalconese prima, durante e dopo la nascita del cantiere navale, legato a doppio filo con ciò che stava e sta al suo esterno: un intero quartiere, un po' più lontano le ville degli impiegati e dei dirigenti, lo stadio, l'«agraria», le società remiere e veliche del bacino di Panzano. In sostanza, gli elementi del percorso di visita esterno al Museo, che come quello interno può contare sul supporto della app MuCa.
Immagini d'epoca. A parlare di questa storia davvero unica sono, però, anche le immagini d'epoca e i materiali contenuti nelle teche poste nella sala, dal programma dello spettacolo inaugurale del teatro decorato dalle splendide tele dipinte da Vito Timmel, visibili in una sala laterale, al "terliz", la tuta blu degli operai, dalle medagliette e anelli persi nella fuga dalle bombe sganciate sul rione dagli alleati ai trofei vinti dagli atleti delle società sorte sul retro del cantiere navale.
Nel ventre delle navi. È entrando, però, nel tunnel sensoriale che si riesce a comprendere cosa volesse, e in parte, cosa vuol dire costruire una nave. Come nello spazio buio e angusto all'interno dello scafo in crescita prima sullo scalo e ora nel bacino, i rumori si amplificano, riprendendo quelli rimasti all'esterno del MuCa, sottolineati dai lampi della saldatura.
Nella sala successiva si può diventare il manovratore di una gru e guardare dall'altro il cantiere navale degli anni '20, mentre si cerca di imbarcare una cassa sulla "Saturnia" in allestimento. Scelta la modalità "gioco" del simulatore, ogni sbaglio di manovra è "reale", come quando, di fronte a un'oscillazione pericolosamente ampia la cassa finisce per impattare sul vetro della cabina di comando della gru frantumandolo in molteplici schegge. Contestualmente al carico sul ponte, il lavoro si sviluppa su altre aree, con lo spostamento sui binari del materiale.
Tecnologie di produzione e amianto. La tappa successiva non a caso riguarda il tema del lavoro, delle tecnologie di produzione, della sicurezza e dell'uso dell'amianto, accessibili anche attraverso strumenti interattivi dai contenuti in continuo aggiornamento.
La sala delle meraviglie. Le eccezionali realizzazioni uscite dal cantiere navale dalla sua nascita a oggi sono rese tangibili, comunque, non solo, nella "sala delle meraviglie", da due postazioni multimediali, ma anche da una serie di grandi modelli di navi. Uno spazio è dedicato al design navale e agli arredi di interni delle navi prodotte a Monfalcone e di cui il MuCa accoglie uno splendido esempio come il pannello ricamato realizzato, su disegno di Zoran Mušic, per la sala di soggiorno di prima classe della motonave Augustus nel 1951. L’opera, lunga ben nove metri, è stata concessa in deposito dalla Galleria nazionale d’Arte moderna e contemporanea di Roma e gode di uno spazio dedicato.
Dipinti. Sono, però, le figure dipinte dal pittore triestino Vito Timmel, in cui riecheggia fortemente l'insegnamento di Gustav Klimt, filtrato attraverso un gusto personale e un'ormai acquisita sicurezza interpretativa, a segnare la conclusione di un percorso di visita che può essere effettuato anche adottando il punto di vista di uno di sei personaggi chiave, tra i quali c'è naturalmente l'armatore Callisto Cosulich, ma anche l'operaia Elda, realmente esistita.
Da migliorare. Unico neo, al momento, il ridotto orario di apertura, perché il Muca domani (domenica) sarà aperto dalle 9 alle 13 e poi, fino al 30 settembre, il martedì dalle 9 alle 13, il venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 19, il sabato dalle 16 alle 19. Il costo del biglietto è invece più che in linea con quello di analoghe strutture museali (7 euro l'interno).
Riproduzione riservata © Il Piccolo