Mondiali-killer: troppe emozioni causano l'infarto
TRIESTE Ero a Londra per un meeting cardiovascolare la scorsa settimana, quando l’Inghilterra ha affrontato la Colombia nei quarti di finale dei Mondiali di calcio. È stato il primo meeting che ricordi in cui i lavori sono finiti in anticipo, in modo da consentire a tutti di trovare un televisore dove guardare la partita. A Souhwark, sulla sponda sud del Tamigi, zona emergente della metropoli, e tutto intorno alla Tate Gallery il tifo era alle stelle, con un megaschermo a Flat Iron Square e tanti televisori intorno al Borough Market. Quanto l’Inghilterra ha segnato il rigore decisivo dopo i tempi supplementari, le barche sul Tamigi hanno cominciato a suonare all’impazzata, rimbalzando il clacson di migliaia di auto. Poi, festa tutta la notte.
STUDIO ALLARMANTE
Non immune come sono anch’io al fascino del calcio, la tensione della partita mi ha ricordato un articolo pubblicato dieci anni fa sul New England Journal of Medicine a firma di un gruppo di medici di Monaco. Avevano analizzato l’incidenza degli eventi cardiovascolari, in particolare infarto e gravi aritmie, in corrispondenza alle partite ai mondiali del 2006 della Germania, quello vinto a Berlino dall’Italia anche grazie alla storica vittoria proprio sulla Germania in semifinale. Lo studio aveva coinvolto 4279 pazienti e mostrava come, nei giorni in cui la Germania giocava, l’incidenza delle emergenze cardiache era aumentato in media di 2, 66 volte rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti, addirittura di 3, 26 volte negli uomini.
RIGORI DEVASTANTI
C’erano dei veri e propri picchi di ricovero per infarto in corrispondenza dei 7 match giocati (la Germania finì terza vincendo la finale di consolazione contro il Portogallo), con un record assoluto in corrispondenza di Germania-Argentina (quarti di finale, vinta ai rigori) e Germania-Italia. La maggioranza degli eventi acuti coincideva con le 2 ore dall’inizio del match. Quasi il 50% dei pazienti che veniva ricoverato per un infarto aveva già una storia di cardiopatia, contro solo il 27% dei pazienti in condizioni normali. Insomma, guardare il calcio da tifosi fa male, specialmente quando si va ai tempi supplementari e ai rigori, specialmente in chi già soffre di una patologia delle arterie coronarie. Non diversamente da quanto aumenti il rischio cardiovascolare essere esposti a qualsiasi tipo di stress ambientale, come un terremoto o un’azione di guerra. Non avere noi italiani simili problemi in questa occasione è almeno una piccola consolazione. —
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