Monassi, polemiche sul doppio incarico: «Scelga tra Authority e AcegasAps»
Roberto Cosolini, candidato sindaco del centrosinistra, censura «doppie cariche» e «doppi stipendi» di Marina Monassi. Maria Teresa Bassa Poropat: serve una presenza costante. Un’interrogazione urgente di Bruno Sulli e Salvatore Porro (Un’Altra Trieste) per chiedere al sindaco di intervenire sul duplice ruolo

TRIESTE. «Chiedo le dimissioni della dottoressa Monassi da una delle due cariche: sono assolutamente incompatibili per la loro complessità, e le sfide che gravano sul Porto mi sembra non siano compatibili con un part-time». Roberto Cosolini, candidato sindaco del centrosinistra, censura «doppie cariche» e «doppi stipendi», il fatto che la neopresidente dell’Autorità portuale abbia mantenuto il ruolo di direttore generale di Acegas-Aps.
«Io se sarò sindaco lo sarò a tempo pieno - aggiunge -, Trieste ha il diritto di pretendere che le due cariche istituzionali di maggior rilevanza lavorino ”full time” per la città». Ieri i consiglieri comunali di Un’altra Trieste Bruno Sulli e Salvatore Porro hanno depositato un’interrogazione urgente chiedendo al sindaco di «intervenire sul doppio incarico della dottoressa Monassi, esprimendosi - dice il testo - su tali importanti ruoli concentrati su una sola persona». I due consiglieri ricordano di aver già nei giorni scorsi indicato come opportuno «che il nuovo presidente dell’Autorità portuale scegliesse tra porto e Acegas-Aps, sia per i cospicui emolumenti previsti - citano Porro e Sulli - e sia per la mole di lavoro che tali incarichi comportano nelle figure pur capaci di garantire il massimo impegno». Un’interrogazione era stata depositata l’altro giorno in Regione dal consigliere Igor Kocijancic (Sinistra arcobaleno), e simile appello è già arrivato al sindaco da parte del consigliere Antonio Lippolis (An-Fli).
«Esprimo tutta la mia perplessità - afferma la presidente della Provincia, e componente del Comitato portuale, Maria Teresa Bassa Poropat -, in Autorità portuale credo che la presenza debba essere costante. Questa situazione è insolita e inopportuna mentre si parla continuamente di tagli e di costi della politica. Qui, sui costi, ci sarebbe da dire qualcosa». Critica la presidente anche per la scarsa trasparenza sui compensi delle Autorità portuali: «Come ci si può sottrarre, ormai, quando in Internet leggiamo gli emolumenti non solo degli italiani, ma di tutti i manager europei?». Secondo la relazione sul bilancio 2007-2008 della Corte dei conti i compensi dell’Ap triestina non sono inferiori ai 160 mila euro all’anno, mentre il compenso del direttore generale di Acegas-Aps è di 305 mila euro, dalla somma risulta un compenso mensile di circa 40 mila euro.
Cosolini e Poropat assicurano comunque (al di là della comune «esortazione» sul caso specifico) di «guardare avanti pensando al bene della città» e di voler giudicare la nuova presidente sulla base dei risultati. «Assicuro collaborazione e lucidità di giudizio sui fatti che la presidente produrrà nel suo mandato» dice Cosolini. Poropat: «La mia collaborazione sarà corretta e costruttiva, la partita del Porto non si gioca nelle politiche di partito, starà poi a lei dimostrare di aver la capacità di raccogliere anche i suggerimenti». Ma Poropat è già seccata dell’esclusivo «rapporto a due» instaurato con la Camera di commercio: «Nessun ente istituzionale ha ancora incontrato la presidente dell’Ap». E dopo 5 anni di assidua frequenza in Comitato portuale dice di avere idee chiare. E, possiamo dire, piuttosto «nere», a partire dai Tir parcheggiati in Porto Vecchio («semplicemente una follia) o trainati di notte sulle rive («inaccettabile»).
«C’è una visione molto localistica - dice -, ci sono interessi particolari che riescono a prevalere, in una visione provinciale e miope che condanna questa città». Una critica anche al pur lodato (e riproposto) Boniciolli: «Come non credere nel progetto di superporto, e delegittimare Unicredit? Bisogna - dice Poropat - integrare i porti, come gli aeroporti, invece vince sempre chi ha la forza di impedire l’ingresso di altri. E non sono colossi, ma imprenditori di medio calibro. Non è stato sufficiente il ”giro di volta” di Boniciolli: sono tornati gli interessi singoli. Continua il clima di ”vischiosità” che tutti condannano, ma subiscono. Questo momento però è decisivo: si vuole accelerare? Si può. Ma se si vuol bloccare, si può ugualmente».
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