«Monassi ci ripensi Porto vecchio non è un affare privato»
«Marina,Marina, Marina, ti voglio in Consiglio comunal». Roberto Cosolini, sindaco di Trieste, è pronto persino a una sfida canora sulle note di Rocco Granata. Poco importa se Marina Monassi non è mora, l’importante è che Nostra Signora del Porto appaia al Consiglio comunale di martedì prossimo convocato alle 18 dal presidente Iztok Furlanic. «È con spirito di collaborazione istituzionale che invito la presidente Monassi a rivedere la sua decisione di non partecipare al Consiglio comunale di martedì» attacca in modo diplomatico il primo cittadino. Stavolta non si accettano rifiuti. Nè scuse. «Lo faccio ricordando che è stata chiamata a parlare del futuro di Porto Vecchio, tema che interessa tutta la città, e non dei contenuti della causa al Tar, e c'è una bella differenza» scrive il sindaco. «Ci immaginiamo che il sindaco possa decidere di non partecipare ad audizioni e a incontri sul futuro urbanistico della città motivando con la pendenza di cause amministrative su un Piano regolatore o sui provvedimenti dell’ufficio edilizia del Comune? Non credo proprio!» si domanda e si risponde da solo Cosolini. Ma non basta. A sostegno dell’invito (quasi una convocazione in tribunale) rammenta un precedente poco edificante: «Ricordo poi, e lo dice anche la lettera dell'Autorità, che proprio sul tema del Porto Vecchio ha riunito il comitato portuale in una seduta che ha voluto aperta alla stampa, tant’è che fra i tanti cronisti è entrato anche il direttore di un libello web e cartaceo che ne ha tratto una cronaca deformante, offensiva e diffamatoria verso il sottoscritto. Perciò non credo proprio che il Consiglio comunale possa essere considerata sede meno riservata o meno opportuna di quel comitato portuale, né che sia impedito da ragioni legali alla presidente di ribadire davanti al Consiglio le sue posizioni, diverse dalle mie, che in quella sede ha espresso». Al fondo c’è pure una questione di democrazia. «Ma c’è una ragione più importante - continua Cosolini - per cui la presidente intervenendo martedì farebbe cosa giusta oltre che corretta dal punto di vista istituzionale: quel Consiglio comunale, insieme al sindaco, è stato eletto dai cittadini ed è, perciò, rappresentativo di una comunità che su Porto Vecchio ha il pieno diritto di dire la sua. Porto Vecchio non è un affare privato tra l’Autorità Portuale e la società Portocittà, ma è parte del territorio del Comune di Trieste ed è, contemporaneamente e paradossalmente, per Trieste un luogo abbandonato e una grande opportunità da non perdere. A un confronto su questo, l’Autorità portuale non può sottrarsi per il semplice fatto che ha la competenza ad amministrarlo, in quanto quel luogo è stato in passato il cuore del porto di Trieste». Il sillogismo finale è da manuale di filosofia. «Il demanio è dello Stato, lo Stato è l’espressione della comunità e la comunità di Trieste è rappresentata dal sindaco e dal Consiglio comunale. Non è un caso, del resto, che siano proprio le istituzioni elettive di questo territorio a concorrere con le proprie indicazioni alla nomina da parte del governo del presidente dell’Autorità portuale. Non solo la Presidente Monassi, perciò, deve venire, ma dovrebbe tenere in grande considerazione le indicazioni che quella sede istituzionale dovesse esprimere sul futuro di Porto Vecchio». E quindi? «Mi auguro perciò che la presidente accolga l'invito del presidente Furlanic» conclude Cosolini. Marina, Marina, Marina...
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo