Mohamed H. A. Hassan: «Io, scienziato a Trieste, non posso più viaggiare»

Il direttore sudanese dell’Accademia per i paesi in via di sviluppo di Miramare dovrà disertare un prestigioso meeting Usa nonostante la cittadinanza italiana

Gli Stati Uniti sono internazionalmente riconosciuti come un potente leader nel campo della scienza e della tecnologia con un sistema di innovazione ineguagliabile rispetto a qualsiasi nazione sulla Terra. È comprensibile che i ricercatori nei Paesi in via di sviluppo abbiano spesso una grande ammirazione per gli Usa - e questo è vero sia che si parli della regione araba che di Asia, Africa o America Latina. Ci sono reti di ricerca altamente produttive che collegano questi scienziati con i colleghi negli Stati Uniti. C’è un’ampia cooperazione di ricerca in tutti i campi scientifici: la tecnologia biomedica avanzata, l’ingegneria del petrolio e l’energia solare, l’agricoltura nei Paesi a rischio di siccità, la prevenzione delle calamità. Oggi la scienza è davvero internazionale.

In questo contesto l’ordine esecutivo firmato dal presidente degli Stati Uniti la scorsa settimana è profondamente distruttivo. Avrà immediatamente un effetto negativo sulla ricerca scientifica e sui processi scientifici essenziali per lo scambio di informazioni e di idee. Nel lungo periodo l’ordine eroderà la fiducia negli Stati Uniti e minerà la percezione che il mondo ha degli Stati Uniti stessi: un partner affidabile per la ricerca scientifica. Questo è molto preoccupante sia per gli scienziati di tutto il mondo in via di sviluppo che per i nostri colleghi in Nord America e in Europa.

 

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Il mio caso è un esempio che fa scuola. Sono un cittadino del Sudan ma ho anche preso la cittadinanza in Italia. Vivo a Trieste. Lavoro in Italia da più di trent’anni con scienziati e decisori politici a livelli altissimi sia negli Stati Uniti che altrove. La comunità scientifica internazionale viaggia di continuo e ha continui scambi. Ci incontriamo, sentiamo le presentazioni scientifiche, discutiamo.

Ora, in base a quanto successo, ho cancellato la mia partecipazione, prevista per il mese prossimo, al meeting annuale dell’Associazione americana per il progresso della scienza (Aaas). Perché? Perché sono sudanese e mi è stato vietato di recarmi negli Stati Uniti. Il meeting dell’Aaas è uno dei principali eventi nel calendario scientifico e oltretutto l’Aaas è partner molto vicino alla Twas. Per esempio la Twas e l’Aaas gestiscono assieme un programma di formazione in diplomazia scientifica. Quest’anno avrei dovuto partecipare al meeting annuale dell’Aaas e tenere un discorso durante una cerimonia che celebrerà cinque giovani scienziate donne, provenienti da Paesi in via di sviluppo, cui sono stati assegnati dei premi per l’eccellente livello della loro ricerca. Il premio è offerto dalla Fondazione Elsevier e dall’Organizzazione per le donne scienziate nei Paesi in via di sviluppo (Owsd).

 

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Una delle vincitrici viene dal Sudan. La dottoressa Rania Abdelhameed Mokthar avrebbe dovuto ricevere il suo premio nel corso del meeting dell’Aaas e questa sarebbe stata per lei l’occasione per incontrare molti scienziati di caratura internazionale. La dottoressa Mokhtar ha ricevuto il visto un mese fa per una visita di routine dopo aver superato tutti gli screening previsti dal sistema degli Stati Uniti. A oggi è altamente probabile che Rania non potrà partecipare a tale meeting. Senza dubbio le sue credenziali sono eccellenti: è direttore dell’Ufficio Relazioni Esterne all’Università del Sudan di Scienza e Tecnologia (Sust) a Khartoum. Nel 2011 è stata nominata direttore dell’Electronic Systems Research Centre al Sust. Si occupa di progetti nazionali ad alto impatto nel settore dell’informazione e della comunicazione (Ict), dei sensori per l’automatizzazione in agricoltura e dei sistemi di sicurezza. Questo viaggio negli Stati Uniti sarebbe stato una grande opportunità per lei ma anche per gli scienziati presenti che avrebbero potuto conoscerla e conoscere il suo lavoro. Possiamo tutti imparare gli uni dagli altri. Ora questa opportunità probabilmente cesserà di esistere.

 

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Ma consideriamo quale sarà l’impatto su scala più ampia. All’annuncio del premio Rania riceverà manifestazioni di stima in tutto il Sudan. Molti giovani studenti la prenderanno a modello. Allo stesso tempo scopriranno che le è stato proibito di partecipare alla cerimonia di premiazione negli Stati Uniti. Si chiederanno: «Perché?». E la risposta sarà: «Perché è dal Sudan ed è musulmana». Diranno: «Guarda come gli americani trattano i musulmani. Guarda come sono irrispettosi dei nostri scienziati».

La spiegazione data dall’esecutivo Usa è che il decreto è necessario per proteggere la nazione. Ma nessun cittadino sudanese ha mai commesso un atto terroristico contro gli Stati Uniti. Alcune persone hanno anzi suggerito che questo ordine fornisca ai terroristi uno strumento per reclutare nuovi membri e io temo che ciò possa essere vero. Ed è un peccato che l’ordine esecutivo sembri ignorare questa ovvia causa ed effetto. Per ridurre al minimo il rischio del terrorismo è di vitale importanza costruire partnership, fiducia e buona volontà. La cooperazione scientifica internazionale è uno strumento naturale per centrare questo obiettivo.

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