Modello Trentino per Mediocredito Fvg
TRIESTE. C’è un progetto per ridare slancio a Mediocredito Fvg? Può essere quello che guarda al modello Trentino, con il pubblico che detiene la maggioranza e le banche, Credito cooperativo locale in testa, a gestire la governance? Nulla di concreto, ma in regione è almeno avviato il dibattito. Perché l’idea possa decollare servirà che le banche locali, piccoli azionisti rispetto a Regione e Fondazione CrTrieste, decidano di investire su questo fronte. A poche settimane dall’assemblea della banca regionale, il clima è d’attesa. Non parla l’assessore competente, Francesco Peroni. Nulla dichiara nemmeno Giuseppe Graffi Brunoro, presidente della Federazione delle Bcc del Fvg, se non ribadire che il Mediocredito «è sicuramente uno strumento importante per le imprese della regione» e che il «Credito cooperativo è interessato a tutto ciò che è utile ai cittadini».
Di strategia, in questa fase, si discute solo dietro le quinte. Perché prima si tratta di risolvere i problemi del presente. C’è innanzitutto una seconda operazione di aumento di capitale da 50 milioni di euro, di cui 12 (8 milioni di CrTrieste, 4 della Regione attraverso Finanziaria MC) fanno parte di quella dell’anno scorso rimasta incompleta. A quanto risulta, pure in questo caso i privati non sono interessati a partecipare e toccherà ancora una volta a Regione e Fondazione porre mano alla cassa. Superato questo ostacolo (da definire in assemblea, nella prima decade di novembre), andrà poi stabilita la strategia. Fosse per i vertici della banca, la linea sarebbe quella del Piano strategico 2013-2016, approvato a giugno in consiglio di amministrazione e da allora all’attenzione della giunta Serracchiani. Una svolta netta: stando anche alle parole del presidente Giovanni Battista Ravidà, Mediocredito Fvg entrerebbe sostanzialmente sul mercato, al pari delle altre banche, pronto a lavorare pure sul credito a medio termine e sui conti correnti online.
Possibile? La giunta, per adesso, non si è espressa. Non ha né promosso né bocciato il piano. Attende la ricapitalizzazione per ufficializzare un percorso. Ma, a quanto filtra, si sta guardando attorno. Ha parlato con Banca di Cividale, forse lo farà anche con le Bcc. Per verificare, forse, la percorribilità del modello Trentino. Consapevole che la situazione di partenza è molto diversa. Se quel Mediocredito vede Regione e Province Autonome al 52,4%, ma Credito cooperativo (36,6%) e altre banche (10,9%) con quote di grande rilievo, in Friuli Venezia Giulia, dopo Regione (51,46%) e Fondazione CrTrieste (32,14%), gli istituti di credito sono azionisti decisamente minori: Bcc (4,19%), FriulAdria (4,04%), Cividale (2,56%), Unicredit (1,48%) e Cassa di Risparmio Fvg (1,36%). Minori e per nulla intenzionati, in una fase di crisi, con un Mediocredito Fvg in rosso di 7 milioni e con previsioni all’ingiù fino almeno al 2016, a dirottare risorse nella direzione di una concorrente tra l’altro segnata da anni da una lunga serie di disavventure.
Come se ne esce? Esclusa giuridicamente una fusione tra chi, nel caso delle Bcc, è una cooperativa e chi, Mediocredito Friuli Venezia Giulia, è invece una società per azioni, ed esclusa anche l’incorporazione da parte del Trentino Alto Adige (l’immagine di via Aquileia, oggi, non è certamente la migliore della sua storia), il modello Trentino potrebbe funzionare solo nel caso in cui la Regione stringesse un forte accordo con le banche del territorio (con quali di esse è ancora tutto da scrivere) affidando loro, in qualche modo, la gestione. Un riconoscimento non fondato sull’iniezione di nuovi fondi, ma sulla loro professionalità e capacità di operare sul mercato. Si tratterebbe in sostanza di prendere atto che Mediocredito Fvg va risanato, che servono non meno di tre anni per farlo e chi i più preparati per centrare il risultato sono i dirigenti locali in sella ai piccoli azionisti. Con qualche business complementare e teste capaci di scovare finanziamenti anche comunitari, ci si potrebbe riuscire. Fondazione CrTrieste permettendo.
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