Mobili presi ma mai arrivati Coppia bisiaca tra le vittime

Lui, lei e l’arredo della casa. Inconsapevoli di finire travolti da un caso più grande di loro, dopo aver vagliato magari altri punti vendita, due giovani monfalconesi, nella vita sposati, si sono affidati per l’allestimento di cucina e bagno alle mani del venditore Paolo Marco Filippin, imprenditore friulano con un passato da tronista sul piccolo schermo, nel popolare show di Uomini e Donne, sulla rete ammiraglia Fininvest. Non sapeva, la coppia, che sarebbe cominciata, da quell’istante, un’odissea di rinvii, rimpalli e impegni mancati e che, alla fine, sarebbe diventata uno dei casi, e se ne sono contati a decine, di clienti rimasti col cerino in mano, vittime di una presunta truffa su salotti, tavolini, armadi guardaroba e camere da letto, oggetto di indagine della Guardia di Finanza di Pordenone.
A denunciare il caso esploso a marzo e rimbalzato perfino su “Striscia la notizia” e “La vita in diretta”, la Federconsumatori di Udine, Trieste e Pordenone. Da un lato acconti di migliaia di euro incassati per la fornitura di mobili, dall’altro i pezzi d’arredo mai consegnati. Non episodi sporadici, isolati: all’inizio era emersa almeno una decina di querele. Circostanza che ha dato impulso all’attività investigativa delle Fiamme Gialle con una perquisizione della sede legale della ditta di commercio al dettaglio di mobili “L. Sato Italia – Arte dell’Arredo” (ma l’attuale denominazione è “Fabbriche Riunite srl”) a Brugnera, in via Carpené 11, e nella sede di Trieste, in via San Francesco 40. Indagato per l’ipotesi di truffa Filippin, in qualità di venditore incaricato. Lo stesso cui si era rivolta, più di un anno fa, la coppia monfalconese. Che, in tempi non sospetti, prima che deflagrasse il caso-mobili, pure aveva interpellato la Federconsumatori di via Valentinis, come spiega il responsabile Marco Valent: «La giovane coppia aveva acquistato mobili da bagno per circa 1.500 euro in quella sede. Dove già in precedenza aveva acquistato una cucina: in quel caso, però, la consegna era avvenuta, seppur in modalità non conforme al pattuito, infatti mancava più di un pezzo e c’erano dei difetti». Col bagno, invece, un disastro, neanche l’ombra del montaggio nonostante l’acconto regolarmente versato di 1.200 euro. Federconsumatori – e siamo nell’estate 2018 – suggerisce alla coppia di scrivere una raccomandata con ricevuta di ritorno per intimare la consegna. Nessuna risposta. «A quel punto – ancora Valent – consigliamo istanza di mediazione alla Camera di commercio, una prassi cui si ricorre in certi tipi di contratto anche per evitare i costi di una causa». Ma nell’ultimo mese la bolla scoppia. E, sgomenti, i due monfalconesi scoprono di non essere gli unici ad attendere la consegna dei mobili da Filippin, che attraverso il suo avvocato ha tuttavia sempre escluso «artifizi o raggiri tali da configurare la truffa», ridimensionando il tutto a ritardi o «incomprensioni tra parti».
«I nostri assistiti – chiarisce Valent – per fortuna hanno versato un cifra tutto sommato modesta, ma c’è gente che si è esposta con versamenti di migliaia e migliaia di euro. Paradossalmente, se il cliente avesse acceso un finanziamento per l’acquisto dei mobili avrebbe avuto diritto a vedersi restituite le somme». Ma anticipando contanti, «ora non resterà – conclude il responsabile di Federconsumatori – che attendere l’evolvere della vicenda». E, ovviamente, la conclusione delle indagini della Gdf e del sostituto procuratore Maria Grazia Zaina, che segue il caso da vicino. –
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