Mitja Gialuz: «Io in gara per il Municipio? Stavolta no. Ma fa piacere ricevere così tanta stima»
TRIESTESarà la fresca nomina a professore ordinario a Genova. Sarà che i risultati della Barcolana gli fanno accarezzare l’idea di un impegno nazionale nella Federazione italiana vela. Sarà che quello del 2021 a Trieste è un turno che sembra impossibile per il Pd e che l’anagrafe gli consente di aspettare. Mitja Gialuz fa un passo di lato e sgombera il campo dalle voci che da anni si rincorrono sulla sua candidatura a sindaco.
Cattedra da ordinario di procedura penale. I successi della Barcolana. Alto, biondo e felicemente accoppiato. Come si sta da golden boy?
Sono successi che ho realizzato con spirito di squadra. Il confronto con gli allievi e il mio maestro Francesco Peroni mi hanno permesso di raggiungere un risultato in un settore selettivo. In Barcolana abbiamo costruito un gruppo straordinario ed essere sereni nel proprio rapporto è fondamentale per centrare questi obiettivi.
La Barcolana è un evento internazionale. Molti pensavano che avrebbe lasciato dopo il cinquantesimo, ma è rimasto al timone. Possibile continuare dalla Liguria?
Volevo far crescere la struttura per garantire una Barcolana aperta al mondo anche dopo la scadenza del mio mandato nel 2021. Oggi c’è un gruppo solido, che mi permetterà di gestire tutto, mentre farò il pendolare fra le due città.
La regata contribuisce alla narrazione del “momento magico” di Trieste. Ma è davvero magico il momento?
Trieste vive luci e ombre. Ci sono asset importanti e la Barcolana dà vocazione internazionale, come farà Esof e come sta facendo il turismo. Il porto franco può essere elemento competitivo in un mondo di dazi e l’Autorità portuale ha condotto operatori e istituzioni a remare nella stessa direzione. La rinuncia all’industria mi sembra invece un errore: le crisi vanno affrontate. E penso ai miei allievi migliori costretti ad andare fuori Trieste per l’assenza di lavoro di qualità.
Basi di un manifesto elettorale o valutazioni di un cittadino di centrosinistra?
Le prospettive lavorative mi stanno spingendo verso strade nuove. L’impegno resta e non sarò spettatore, ma non penso a un impegno in prima persona. Lavoro con soddisfazione all’università e in Barcolana: fa piacere ricevere tanti attestati di stima trasversali, ma c’è un tempo per ogni cosa.
C’entra anche il centrodestra in versione corazzata?
Ormai i cicli politici sono molto brevi. Difficile dire quale sarà il quadro fra un anno.
Si può battere il centrodestra a trazione salviniana?
Sì, ma va ripensato il messaggio dei riformisti, affrontando i temi dell’economia verde, della qualità del lavoro, delle diseguaglianze di genere e di un’immigrazione che richiede di investire sull’integrazione. E poi serve discontinuità sugli investimenti per scuola e ricerca. L’Emilia Romagna è un punto di partenza: il centrosinistra deve rimettere in gioco tutto, ripensare la forma partito, dialogare con la società civile e riflettere su un sistema elettorale maggioritario senza affidarsi a tatticismi.
Bonaccini e Schlein: ogni volta il centrosinistra corre sul leader del momento. Qual è il leader che serve a Trieste?
Chi saprà aggregare le forze migliori della città e aiutarla a riscoprire la vocazione internazionale, sapendo al tempo stesso parlare con le periferie dimenticate. Povertà e marginalità sono temi centrali.
Nel vostro campo c’è a questo punto solo Francesco Russo. È l’uomo giusto?
Non sarebbe rispettoso indicare qualcuno. Ci sono tante energie positive in città da individuare nei prossimi mesi. Russo è una di queste.
Può esistere un’alleanza col M5s di Stefano Patuanelli?
I valori non sono distanti e ci sono temi su cui si possono costruire convergenze programmatiche strette.
Crede che correrà Dipiazza o la Lega si farà valere?
Credo che Dipiazza parta in pole position. Poi bisogna capire se la Lega lo manderà fuori strada alla prima curva.
Tornando a lei, Genova ospita la sede della Fiv. Dopo la Barcolana si farà tentare dalla politica sportiva visto che non riesce a stare fermo?
Chissà, potrei pensare di navigare in un mare più grande. E c’è la carriera forense che mi piacerebbe intraprendere. —
D.D.A.
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