Miticoltura e pesca: bocciata la proposta di Portopiccolo

De Eccher: «Costiera bellissima senza queste attività». Sindaco: «Fanno parte della storia e del lavoro di tutta l’area»
Miticoltura lungo la costiera nei pressi di Duino
Miticoltura lungo la costiera nei pressi di Duino

Dice, Claudio de Eccher, della Rizzani de Eccher cui è affidata ora la governance di Rilke srl, che la costiera senza miticoltura potrebbe essere bellissima. Ma questo pensiero, a Duino Aurisina, fa venire il mal di pancia a una pluralità di soggetti. In primis agli allevatori di cozze e “peoci” (sono all'incirca 16 le imprese, diverse a conduzione familiare, attive tra la costiera e la baia di Panzano, per un totale di 60 addetti e una ventina di stagionali), che comunque, a seconda dell'annata, realizzano un giro d'affari compreso tra un milione e un milione e mezzo di euro, con 25-30mila quintali di merce messa sul mercato. Forse per qualcuno bruscolini, rispetto ai 300 milioni di investimento complessivo su Portopiccolo, ma tant'è. E poi c'è anche la politica che, si capisce, è chiamata a una difesa d'ufficio della categoria.

«Di ciò che ha detto de Eccher appare condivisibile quasi tutto – esordisce il sindaco Vladimir Kukanja -, tranne la parte relativa alla miticoltura, perché si tratta di attività radicate, storiche e peculiari di quest'area, che anzi rappresentano un valore aggiunto alla promozione del Carso. Non solo: l'ittiturismo si può ancora sviluppare e può costituire un elemento di ulteriore richiamo per Portopiccolo». Insomma pesca e allevamento di cozze non si toccano. «Già di attività – osserva infatti il primo cittadino – ne abbiamo poche a Duino Aurisina, se togliamo pure queste come possiamo fare? Condivido pienamente invece il discorso sullo shuttle (progetto del tunnel di collegamento alla baia bocciato da de Eccher, ndr): era una cosa che pensavamo tutti, ma finora nessuno della proprietà l'aveva detto esplicitamente».

E i miticoltori? «Battute di questo tipo, cioè che i filari di cozze deturpano il paesaggio, si sentivano parecchio tempo addietro – sostiene Walter de Walderstein, responsabile tecnico scientifico Cogiumar, consorzio giuliano maricolture – e credo che forse, vent'anni fa, de Eccher avrebbe anche avuto ragione. Ma da allora Camera di Commercio e Regione hanno prodotto molti investimenti per sistemare l'area, creando delle zone di ripopolamento, corridoi di passaggio, insomma disciplinando le attività. Resta il fatto che da naturalista, a me quei filari piacciono». Le concessioni ai miticoltori durano comunque 8 anni e vengono rilasciate attualmente dalla Regione. «Questa di Portopiccolo è una boutade neanche da commentare – sottolinea il presidente Cogiumar Fabrizio Marchesan -: è come dire che non si possono pescare più le sarde, prodotto tipico del golfo, perché le luci delle saccaleve disturbano il sonno dei residenti. Un'assurdità».

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Anche Marchesan ricorda come tra fine anni '90 e inizi 2000 ci sia stato un allargamento e riordino dei filari, con la riorganizzazione dell'acquacoltura su tutta la costiera, a spese di Aries, l'azienda speciale della Camera di commercio, e Regione: non solo, «si sono messe in opera strutture di aggregazione ittica per il ripopolamento dei pesci, con fondi anche comunitari». «Vogliono che i quattrini pubblici spesi finiscano alle ortiche? Facciano pure. Ma Portopiccolo sapeva, prima di avviare i lavori, che la miticoltura era lì presente – prosegue Marchesan -. Invece, quanta gente attrae Portopiccolo con quei prezzi, al di là dei quattro proprietari di Porche gravitanti in zona? Attendiamo di vedere le asserite ricadute economiche sul territorio...».

Il presidente Cogiumar sottolinea infine che, a dispetto della crisi, «il settore negli ultimi 15 anni non ha licenziato nessuno, anzi ha assunto nuovi operatori», mettendo in atto dopo la vicenda del 2010 salita alla ribalta della cronaca, un protocollo di controllo sanitario per la tutela dei prodotti.

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