Missoni: «Noi dalmati siamo mediterranei e fratelli del litorale»
Lo stilista Ottavio Missoni e il dirigente per le Relazioni internazionali della Regione Veneto, Diego Vecchiato, presenti di persona; l’ambasciatore dell’Onu e sottosegretario di Stato del Governo Monti, Staffan de’ Mistura, collegato telefonicamente perché impegnato all’estero. Sono loro, accolti ieri “honoris causa” nell’ambito di una solenne cerimonia fra gli Uomini illustri della Dalmazia, i testimoni del secolare legame che lega la terra del litorale adriatico orientale con Trieste. Nel corso di un appuntamento che ha visto la sala del Consiglio comunale gremita di ospiti e caratterizzata dalla vicinanza cromatica fra il rosso vivo del gonfalone della città e quello porpora dei numerosi mantelli dalmati presenti, sono state consegnate le insegne che rappresentano l’ingresso nel consesso. Sono state conferite dalla Congregazione dei discendenti delle Famiglie nobili, patrizie e degli Uomini illustri di Dalmazia «e vanno alle personalità – ha spiegato il presidente della Congregazione, Renzo de’ Vidovich - che hanno dato lustro alla componente italiana dei territori dell’Adriatico orientale».
A presenziare alla cerimonia il sindaco, Roberto Cosolini, il presidente del Consiglio comunale Iztok Furlanic, che ha fatto gli onori di casa, l’assessore provinciale Mariella De Francesco in rappresentanza della giunta di palazzo Galatti e il consigliere regionale Bruno Marini, «unico esponente nell’aula di piazza Oberdan – ha tenuto a sottolineare quest’ultimo – delle migliaia di famiglie di profughi, che una settimana fa hanno fra l’altro celebrato il centenario della morte del beato Francesco Bonifacio, ucciso in odium fidei».
Cosolini ha voluto rimarcare che «Trieste è una città che per vocazione storica è capace di accogliere chiunque», ribadendo «l’importanza della memoria storica, soprattutto quando ne è affidata la custodia ai più giovani». Ma il momento più atteso è stato quello dei discorso dei due nuovi “Uomini illustri della Dalmazia”. Mentre Vecchiato è stato breve e sobrio, ringraziando per il titolo ricevuto e ricordando «la grande tradizione storica della Dalmazia», Missoni, col suo noto carattere espansivo, ha voluto rivolgersi ai presenti in dialetto. «La Dalmazia – ha affermato fra l’altro – xe’ Dalmazia e basta. Sbaglia chi la vol definir Croazia del Sud. Noi dalmati semo mediterranei e fratelli del litorale, non altro». Nel pronunciare queste parole Missoni, che è anche presidente dei Dalmati nel mondo, ha commosso molti dei presenti in sala, scatenando un applauso particolarmente sentito. In chiusura, de’ Vidovich ha voluto ricordare che la Congregazione «si è recentemente battuta per ottenere che il testo in latino del “Pater noster”, scritto da San Gerolamo, dalmata di origine, rimanesse quello conosciuto e non fosse modificato come qualcuno, all’interno della chiesa, aveva chiesto».
Dopo la cerimonia, tutti al Caffè degli specchi per un rinfresco a base di specialità e prodotti d’eccellenza della Dalmazia.
Ugo Salvini
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