Missione americana alla ricerca di un B24 nei fondali di Lissa
SPALATO. Missione “stelle e strisce” per recuperare un bombardiere B-24 e tre “missing in action”. Una squadra di sub del Dpaa/Jpac, l’ente del dipartimento della difesa Usa che si occupa della ricerca dei militari americani deceduti o scomparsi in tutte le guerre, è giunta a Lissa per indagare sulla caduta in mare nel dicembre del 1944 di un Tulsaamerican che in precedenza aveva compiuto 27 missioni senza subire un graffio.
Il bombardiere è particolarmente interessante perché era l’ultimo costruito della serie mentre il luogo dell’affondamento è a cinquecento metri dall’isolotto nel settore meridionale dell’isola.
Ne scrive il quotidiano 24sata citando la notizia pubblicata sul suo profilo twitter dal maggiore Robert Stephen Mather, emissario del Pentagono a Zagabria, che ringrazia il ministero della Difesa croato per il supporto logistico.
Il bombardiere colpito da alcuni caccia tedeschi precipitò in mare durante la guerra. Dei dieci membri dell’equipaggio sette furono salvati. Non ci fu nulla da fare per il pilota, il motorista e il navigatore.
Ora la missione è quella di riportare a casa quello che rimane delle loro salme. Il relitto dell’aereo venne scoperto nel 2009 e un anno dopo l’Istituto croato per i restauri formò un team di sub, che includeva il fotografo subacqueo fiumano Danijel Frka, con l’incarico di esplorarlo meglio.
«Non fu impresa facile – racconta Frka – abbiamo trovato la fusoliera alla profondità di 39 metri e la coda staccata a 52 metri, a conferma che nell’impatto con il mare, il velivolo si spezzò in due.
Aveva il carrello sganciato segno che si stava preparando per l’atterraggio sulla pista, però rimane un mistero il motivo per cui sia finito in mare.
Ci vollero ulteriori immersioni per ritrovare la targhetta di identificazione e poi consultando i dati riportati negli archivi americani in cui sono documentati tutti gli aerei in avaria, siamo giunti alla conclusione trattarsi proprio del bombardiere B-24 precipitato nel dicembre del 1944».
L’aereo, più conosciuto come Liberator, era un bombardiere quadrimotore piuttosto pesante. Aveva la lunghezza di 20, 47 metri con l’apertura alare di 33,53 metri. Poteva volare fino a 11 mila metri di altezza e trasportare 5.800 chilogrammi di bombe. Terminò la guerra come l’aereo da guerra statunitense costruito nel maggior numero di esemplari nella storia: più di 18mila.
Quello precipitato nel mare di Lissa si chiamava anche Tulsaamerican in quanto prodotto a Tulsa nell’Oklahoma. Una settantina di esemplari sono tutt’oggi in grado di volare e appartengono a privati che li fanno vedere negli aeromeeting in tutto il mondo. In fondo all’Adriatico ne sono finiti un centinaio, tutti durante la Seconda Guerra mondiale.
Ma cosa accadeva nell’Adriatico nel 1944 quando nel cielo di Lissa c’era molto movimento di velivoli militari? Ebbene, sul territorio liberato della penisola italiana, gli Americani avevano costruito basi aeree dalle quali giornalmente decollavano numerosi bombardieri verso la Germania e i Paesi occupati per colpire gli obiettivi strategici del nemico.
E sull’isola di Lissa venne realizzato un aeroporto “ausiliario” per gli aerei in difficoltà colpiti in volo dal nemico che tentavano di fare ritorno nelle basi italiane. Essendoci solo una pista succedeva che nel cielo fossero in attesa dell’atterraggio di emergenza fino a 10 aerei. Alcuni rimanevano senza carburante e precipitivano in mare. Nel mare attorno a Lissa sono stati trovati una trentina di relitti.
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