Missione a Roma per la cabinovia di Trieste e il piano B del sindaco: «Avanti anche senza i fondi Pnrr»

Il sindaco Dipiazza, che l’1 ottobre sarà a Roma, conferma che l’ovovia non sarà più finanziata dai fondi del Pnrr: «L’opposizione ha fatto di tutto per toglierceli, ci sono altre strade»

Francesco Codagnone
Il sindaco Dipiazza, assieme a Lodi, Tonel e Bernetti, davanti al prototipo di cabinovia portato in piazza della Borsa (archivio) foto Silvano
Il sindaco Dipiazza, assieme a Lodi, Tonel e Bernetti, davanti al prototipo di cabinovia portato in piazza della Borsa (archivio) foto Silvano

«È vero». Il sindaco Roberto Dipiazza risponde al telefono a metà mattina, quando la notizia del niet dell’Unità di Missione del Pnrr circola ormai in rete da ore tra post al vetriolo dei No Ovovia e vignette di gusci di uova rotti. «È vero: la cabinovia non sarà più finanziata dal Pnrr», conferma il sindaco. «Ma il progetto – assicura – non si ferma: il primo ottobre saremo a Roma per definire nuovi finanziamenti con il ministero. Noi andiamo avanti».

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Un rendering di Porto Vecchio con l’ovovia Foto Lasorte

Il punto di svolta

La cabinovia quindi «si farà», assicura Dipiazza, ma non sarà più l’Europa a finanziare l’opera con 48,7 milioni sui 62 complessivi. La missiva – pubblicata in esclusiva dal Piccolo – con la quale l’11 settembre scorso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti comunicava al Comune di Trieste la non finanziabilità dell’intervento nell’ambito del Pnrr, «non è il chiodo alla bara della cabinovia», come invece afferma il dem Francesco Russo, ma di certo un punto di svolta in un iter complesso e ancora aperto. Il sindaco resta ottimista e si toglie un sassolino dalla scarpa. «Russo, l’opposizione e i No Ovo hanno fatto di tutto per allarmare Bruxelles e – afferma – farci togliere questa risorsa: ma il progetto resta strategico e lo porteremo avanti».

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Il no dell’Europa

La lettera del Mit partiva da una nota con cui il 22 luglio l’Unità di Missione del Pnrr evidenziava al ministero «criticità inerenti l’attuazione dell’intervento in ambito Pnrr», in quanto «per tale la Vinca di II livello ha avuto esito negativo, benché la fase di III livello sia risultata positiva».

L’incidenza ambientale

Il testo fa riferimento alla Valutazione di incidenza ambientale (Vinca), propedeutica alla Variante al Piano regolatore per la realizzazione dell’impianto a fune sull’area Natura 2000 del Bosco Bovedo, la quale richiederebbe deroghe possibili solo in presenza di precise misure compensative. Misure richieste al Comune dopo una prima valutazione (II livello) negativa, poi accolte in fase successiva (III livello) dalla giunta regionale con delibera del 29 maggio scorso, approvata all’unanimità ma ritirata, riscritta e riapprovata il 7 giugno dopo il pronunciamento del Tar sul ricorso di Legambiente-Lipu-Wwf. A quel punto la palla era passata a Roma, da cui si attendeva il parere del ministero dell’Ambiente.

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Il viaggio a Roma

Il 3 settembre Dipiazza e il dirigente Giulio Bernetti vanno quindi a Roma per chiedere alla viceministra Vannia Gava un’accelerazione nell’istruttoria e incontrare il (allora) ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano, il cui ufficio dovrà pronunciarsi sul passaggio della cabinovia in Porto Vecchio. I primi due appuntamenti sono però con Ansfisa (si concorda la ripartenza del Tram «entro fine anno») e il responsabile Pnrr del Mit. Il Comune riferisce di un «incontro cordiale» e «massima collaborazione».

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Il tratto di bosco Bovedo che, secondo il progetto, sarà attraversato dalla cabinovia metropolitana da Trieste a Opicina Foto Lasorte

Il capitolo Pnrr

Il 22 luglio, stando alla lettera diffusa da Russo, l’Unità di Missione del Pnrr aveva già evidenziato al Mit di come le opere rientranti nella deroga di Vinca di III livello (quindi valutati negativamente al II livello), «non soddisfano i criteri Pnrr per la biodiversità». Per questo la cabinovia «non può avere accesso alle risorse Pnrr», come scritto al Comune l’11 settembre, con la richiesta di «valutare nel rispetto della normativa nazionale ed europea la possibilità di diverse forme di finanziamento».

Cosa accade adesso

Il primo ottobre (una prima data proposta dal Mit e inizialmente diffusa era il 26 settembre) il sindaco tornerà a Roma per una riunione nella sede del Mit in via Caraci per «verificare la possibilità di finanziare l’intervento con risorse statali». Molto dipenderà dall’esito dell’incontro. «Esclusa categoricamente», assicura Dipiazza, l’eventualità che siano i cittadini a pagare la cabinovia tramite un «mutuo regionale» – come invece ipotizza Russo – obiettivo del Comune è concordare risorse alternative.

Nuovi finanziamenti?

Il sindaco è deciso a non tornare da Roma a mani vuote. «Il Mit ci ha scritto – conferma – per definire nuovi finanziamenti». Nel rispetto dei vincoli ambientali, «è il ministero – afferma – che ha deciso di portare la cabinovia in Europa perché la ritiene strategica, non lo ha chiesto il Comune». «Logico» allora che sia «il ministero a decidere le fonti di finanziamento». «Noi – assicura Dipiazza – andiamo avanti».—

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