Miramare: via i colibrì, sì a un centro turistico

La Regione aveva destinato 600mila euro per la struttura ma a precise condizioni. Dai Beni culturali nuovo progetto
Di Gabriella Ziani
sterle trieste parco tropicale di miramare la serra tropicale dove si trovano i colibrì mamma colibrì
sterle trieste parco tropicale di miramare la serra tropicale dove si trovano i colibrì mamma colibrì

Ieri con un atto ufficiale della Giunta regionale è stata messa la parola fine, dopo qualche anno di tragedie amministrative e giudiziarie, all’ipotesi di un nuovo Centro per i colibrì a Miramare. La Regione aveva destinato 600 mila euro nell’ambito di un articolato accordo di programma col ministero per i Beni culturali, firmato dal direttore regionale Giangiacomo Martines che s’era preso assai a cuore la vicenda (finita in Procura per abuso edilizio e danno erariale nelle serre antiche del parco, su denuncia del soprintendente Luca Caburlotto che vigila Miramare). Ma che i soldi fossero destinati a una nuova struttura per i colibrì di Stefano Rimoli, rimasti sepolti dai debiti, era questione legata a ben precise condizioni: che quel Centro avesse una gestione certa, e un progetto economico di provata sostenibilità nel tempo.

Nonostante gli sforzi, il coinvolgimento di specialisti in animali rari, di centri faunistici, di Margherita Hack, della Prefettura, dell’Avvocatura dello Stato, del ministero, di allevamenti in Italia e all’estero, di Vittorio Sgarbi e come si ricorderà pure di Berlusconi che trasformò i colibrì di Trieste in questione di governo prima di essere travolto da ben altre questioni, nulla è stato possibile mettere in piedi. E alla Regione è arrivato così (pena la perdita dei soldi) il progetto numero 2: quello che trasforma le serre nuove non già in un allevamento di colibrì da riproduzione, ma in un Centro turistico-didattico con punto di accoglienza e ristoro per i visitatori. Il progetto, dice la Regione, è stato presentato dalla direzione dei Beni culturali il 30 ottobre, «secondo il proponente - afferma la delibera di generalità presentata ieri dall’assessore Sandra Savino, che sottoscrisse l’accordo nel gennaio 2012 - il nuovo polo di visite rappresenterebbe un arricchimento dell’offerta in grado di aumentare il flusso delle persone, generando redditività con i proventi di un punto ristoro-bar estivo».

E i 20 colibrì rimasti, dopo consistenti vendite all’estero con cui Rimoli ha rimborsato lo Stato consegnando in tribunale i cespiti, e dopo un incendio alle serre che ha fatto vittime? «Cado dalle nuvole - dice Rimoli che in questi mesi, coi “pagherò” della Soprintendenza, ha mantenuto in vita gli uccellini -, lo scorso 27 novembre davanti al giudice lo stesso Martines ha detto che il Centro a Miramare si farà, a cura del ministero, e trovando sponsor privati, che adesso non ci sono i soldi, che ci vorranno 2-3 anni, e chiedendo a me l’ennesima soluzione: trovare dove spostare i colibrì, e qualcuno che ne finanzi la sopravvivenza». I colibrì saranno dunque spostati. Rimoli per adesso non vuol dire dove e come. Martines ieri si è mantenuto irraggiungibile.

«Le finalità della proposta di valorizzazione - dice Savino che ha l’obbligo di giustificare l’investimento - sono l’incremento di visitatori, il potenziamento dell’offerta culturale, le ricadute economiche per il territorio: più conoscenza, più turismo». I 600 mila euro di saldano con 1,2 milioni contestualmente destinati dal ministero dei Beni culturali per il rifacimento dei muraglioni che cingono il castello a mare, e per il restauro delle serre antiche, proprio quelle ora occupate dai colibrì, e di particolare pregio. Diventeranno un orto di piante “antiche”, quelle che Massimiliano d’Asburgo aveva coltivato. Miramare ultimamente è stato un dramma a molte trame e puntate: e anche questa fra tante cambia un po’ la storia.

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