“Mio figlio senza lavoro”, lo sfogo mediatico di mamma Gloria

Una traduttrice monfalconese scrive al vicedirettore della "Stampa" Massimo Gramellini che le dedica il suo popolare "Buongiorno"

Gloria Viezzoli
Gloria Viezzoli

MONFALCONE. Alzi la mano chi non ha mai inzuppato, nella prima tazzina di caffè al bar, una sana zolletta di ironia del "Buongiorno" di Massimo Gramellini. Per tanti lettori de "La Stampa" è ormai una piacevole abitudine. Per parecchi di questi, che al giornalista torinese inviano le e-mail, anche una piccola valvola di sfogo. E per qualcuno il vicedirettore del foglio e domenicale "postino del cuore" ha deciso di dedicare l'illustre finestra del "Buongiorno". È quanto è accaduto a una monfalconese di 55 anni, Gloria Viezzoli (per Gramellini Gloria V.), traduttrice e organizzatrice di corsi di lingua all'estero per la scuola "EF-Education Italia".

Che in un sussulto di indignazione, si è decisa a scrivere alla rubrica del "Gram" per dare voce ai giovani precari, raccontando il tortuoso percorso professionale del figlio Simone, 27 anni, diploma di corrispondente in lingue estere, chitarra armonica e voce della band The blues followers e del duo The acoustic drivers. Gloria Viezzoli, sabato, se ne stava davanti ai fornelli quando alla radio ha sentito l'intervento da New York del ministro dell'Economia del governo Berlusconi.

«Tremonti - riferisce Gloria - stava dicendo che i 4 milioni di immigrati presenti in Italia hanno tutti un lavoro, mentre i nostri giovani non ce l'hanno perché non sono capaci. Non ha utilizzato il termine "bamboccioni" ma poco c'è mancato. Allora mi è montata la rabbia e mi sono messa davanti al pc. In ogni campo, oggi, i giovani si trovano dinanzi a ostacoli enormi. È durissima soprattutto per chi, come mio figlio, rifiuta ogni tipo di aiutino, raccomandazione o spintarella. Mi sono decisa a scrivere perché, mai come in questo periodo, l'ho visto giù di corda, non chiede la luna, vorrebbe farsi, al pari di tanti altri giovani, una vita con la sua ragazza, avere uno stipendio e un contratto regolari».
(t.c.)

Riproduzione riservata © Il Piccolo