Ministro sloveno fischiato a Basovizza
Ministro sloveno fischiato da sloveni in territorio italiano. Con la minoranza a fare da spettatrice. Contestazione in trasferta. Teatro dei fischi Basovizza che, oltre alla foiba, ospita anche il momento ai martiri sloveni della Resistenza, Il 6 settembre cadeva l’anniversario della fucilazione dei quattro antifascisti sloveni (Ferdo Bidovec, Fran Marušic, Alojz Valencic e Zvonimir Miloš) condannati a morte dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato nel 1930 nel corso di quello che è passato alla storia come il “primo processo di Trieste”. E domenica scorsa, alle 15, si è tenuto davanti al monumento cerimonia commemorativa. Giornata calda sotto tutti i punti di vista. Meno gente degli anni passati ma con le idee chiare sul da fare e persino armata di pomodori maturi con cui volevano “intonacare” di rosso il governo sloveno di centrodestra (presieduto da Janet Janša) che notoriamente non ama la Resistenza. I pomodori alla fine non sono volati, ma i fischi sono piovuti rumorosi quando lo “speaker” ha annunciato il discorso di Ljudmila Novak, ministro della Repubblica della Slovenia per gli sloveni all’estero. Un cognome alla Hitchcok ma nessuna somiglianza con la donna che visse due volte. Solo fischi in trasferta per la ministra che ha dovuto più volte interrompere il breve discorso. Alla fine diventato brevissimo. «Un atto di inciviltà di cui non è responsabile la minoranza slovena» ha tenuto a precisare Igor Komel, presidente del Kulturni dom di Gorizia, e scelto quest’anno come relatore a Basovizza assieme allo storico Franco Cecotti. I contestatori, infatti, eravano arrivati appositamente con dei pullman da Postumia con lo scopo di contestare la ministra a prescindere. Anche in Slovenia è in corso una campagna elettorale per le presidenza della Repubblica. E così i rappresentanti italiani, la senatrice Tamara Blazina, Igor Kocijancic per la Regione e Igor Gabrovec per la Provincia di Trieste, hanno assistito al concerto di fischi che si sono interrotti solo quando Komel ha attaccato il suo discoro con “Cari compagni e compagne”. “Dragi tovariši in tovarišice». A questo punto anche ai contestatori è scappato l’applauso. «Sono stato interrotto nove volte», assicura Igor. Un vero trionfo. Una gara di Resistenza. (fa.do.)
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