«Milosević un grande leader». Bufera sul presidente serbo
BELGRADO Nervosismo venerdì a Bruxelles, al confronto sotto l'egida della Ue. Concitazione domenica in Kosovo, con le barricate albanesi. E ieri ancora tensione, in tutti i Balcani. Continua ad avere effetti collaterali negativi l’importante due giorni del presidente serbo Aleksandar Vučić, con il sabato e la domenica passati tra i serbi del Kosovo.
A causare nuove aspre polemiche, un controverso passo del discorso pronunciato domenica dal leader di Belgrado davanti ai serbi di Mitrovica nord, dove ha parlato più volte di dialogo e compromesso con gli albanesi. Ma in mezzo al discorso ha piazzato una “bomba”, letta da molti come “riabilitazione” di Slobodan Milosević. Milosević, ha detto Vučić, fu un «grande leader» che avrebbe avuto «le migliori intenzioni» ma alla fine ottenne cattivi risultati per i serbi. Non perché lo volle, ma perché «i «nostri desideri non erano realistici» e perché «abbiamo sottostimato le aspirazioni di altre nazioni». Vučić, per illustrare gli effetti negativi della politica di Milosević, ha ricordato poi che in Croazia, a Knin, «oggi sventola la sahovnica», la bandiera croata che lì «non c’era mai stata», riferimento all’Operazione Tempesta.
Parole che sono risuonate nelle orecchie della leadership kosovara, ma anche di quella di Zagabria, dando il via ieri a forti reazioni. Vučić ha ordito una vera «provocazione», ha attaccato il presidente kosovaro, Hashim Thaci. «Abbiamo sentito parole di pace ma anche lodi a Milosević, e le due cose non vanno bene insieme». Duro anche il premier Haradinaj, che ha attaccato Vučić dicendo che chi esalta “Sloba” «non è benvenuto in Kosovo».
Sconcerto anche in Bosnia, dove si è parlato di dichiarazioni «scandalose». E in Croazia. «La bandiera croata ha garrito a Knin anche prima del discorso di Vučić e lo farà in futuro», ha replicato stizzita la presidentessa croata Grabar-Kitarović, mentre il governo di Zagabria ha parlato di «sterile sfida»: Se le guerre «condotte dal regime di Milosević rappresentano le sue buone intenzioni, la ricostruzione di ponti tra la Serbia e le vittime dell’aggressione richiederanno molto tempo».
È intervenuta, infine, anche l’Ue. Che con la portavoce della Commissione Maja Kocijančić ha ammonito che non si deve «lasciare spazio ad ambiguità o lodare coloro che richiamano le politiche del passato, che hanno generato un decennio di sofferenza». Critiche che hanno spinto ieri sera Vučić a puntualizzare, assicurando di «non aver glorificato» Milosević, ma al contrario di aver fatto una «critica seria alle politiche che abbiamo condotto». E a lanciare un contrattacco, accusando chi lo ha criticato di aver manipolato le sue parole. Perché avrebbero bisogno di un «Vučić cattivo e di una Serbia cattiva», per rimanere al potere. —
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