Migranti stipati e inseguimenti a 160 orari. Arrestati 4 passeur tra Trieste e Gonars

Due fermati al Lisert dalla Polizia dopo una folle corsa: nel furgone 15 stranieri. Gli altri due, in un camper, ne avevano 26 

TRIESTE Profughi minorenni stipati come animali in furgoni e camper. Passeur in fuga dalla Polizia a folle velocità, sprezzanti di avere a bordo vite umane. Inseguimenti, anche in autostrada, e arresti in piena notte.

Grozzana, Basovizza, San Dorligo, Fernetti, Monfalcone, Gonars, Portogruaro. Dal confine le notizie sul fronte migranti consegnano una realtà sempre più sconcertante: ormai, più che i numeri, sono le condizioni delle persone rintracciate a spaventare. Caricate e scaricate nei boschi. Infilate in auto e furgoni, con poco spazio e poca aria. Minacciate di morte dai trafficanti, anche dinnanzi a bimbi piccoli di un anno, come avvenuto nei giorni scorsi a Trieste.



L’ultimo caso risale proprio a ieri notte, quando la Polizia ha rinvenuto sull’A4, a bordo di un camper, 26 ragazzini afghani (24 minorenni). Nessuno aveva documenti con sé. Il veicolo è stato scortato fino all’Area di servizio di Gonars-Nord. Gli agenti hanno stretto le manette ai polsi di un bosniaco di 24 anni e di una donna residente a Tivoli di 41 anni: i due passeur.

All’operazione, collegata a un altro rintraccio di migranti avvenuto nei giorni precedenti, dal quale sono emersi ulteriori elementi che hanno portato all’arresto dei due criminali, hanno partecipato le squadre di polizia giudiziaria di Udine e di Palmanova, supportate dalla pattuglia della sottosezione Polstrada di Palmanova. Il ventiquattrenne bosniaco è ora in carcere a Udine, la donna a Trieste. Nel frattempo ieri sono stati identificati altri stranieri provenienti dalla rotta balcanica e trovati a piccoli gruppi in varie zone del Carso triestino. Un fenomeno quasi quotidiano.

Gli interventi delle forze dell’ordine ieri notte hanno raggiunto anche la zona di Portogruaro, dove sono stati scaricati 35 migranti da un camion. Nove i rintracciati. Per gli altri sono scattate le ricerche, estese pure in Fvg. Il mezzo avrebbe percorso il tratto Trieste-Portogruaro dall’una alle 2 di notte: ha seguito quasi certamente la rotta balcanica, eludendo i controlli della Polizia slovena e di quella italiana. L’autista è approdato facilmente a Portogruaro, dimostrando una dimestichezza non indifferente con i luoghi. Non è un caso che gli stranieri siano stati fatti scendere nel rione di San Nicolò sulla strada parallela alla ferrovia, in un’area che solo chi frequenta quel quartiere può conoscere alla perfezione.

I migranti si sono messi a camminare in piena notte in cerca di cibo e di acqua. Erano infreddoliti, perché poco prima aveva piovuto. Con la luce del giorno il quadro è diventato più chiaro. I fermati erano tutte giovani: tra i 17 e i 25 anni. Sono stati accompagnati nell’ufficio del Commissariato per le procedure di identificazione e quindi sottoposti al tampone, risultando tutti negativi. Gli stranieri appartengono a varie nazionalità: Afghanistan, Pakistan, Sri Lanka ed Eritrea.

La Procura di Trieste, intanto, ha aperto un’indagine su un rintraccio avvenuto tra il 14 e il 15 agosto con tanto di fuga di due passeur pachistani, arrestati dalla Polizia di frontiera dopo un inseguimento tra Grozzana e Monfalcone lungo il raccordo autostradale. La coppia di trafficanti era a bordo di un piccolo furgone: dentro c’erano 15 migranti afghani e pachistani, di cui 14 si sono dichiarati minorenni. I passeur avevano caricato i profughi a Grozzana: erano arrivati dalla Slovenia passando dai boschi. Quando la coppia di criminali si è accorta di avere gli agenti alle calcagna, ha ingranato la marcia e spinto sull’acceleratore fino a raggiungere i 160 chilometri orari e oltre. Incuranti del pericolo e, soprattutto, di avere a bordo quindici vite umane.

Ma la loro corsa non è durata molto. I due pachistani sono stati fermati all’imbocco autostradale di Monfalcone, prima del Lisert. Nell’interrogatorio del gip Massimo Tomassini hanno dichiarato di provenire da Milano, affermando di non sapere che le persone a bordo erano clandestini. «Li portavamo a lavorare nei campi...», si sono giustificati. Gli investigatori stanno indagando sull’organizzazione a cui appartengono. —


 

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