Migranti, scontro sullo sgombero del Silos di Trieste: «Lo chiudono senza alternative»
TRIESTE La domanda torna in forme e toni diversi, ma il contenuto rimane lo stesso: «Dove andranno le persone che oggi si trovano al Silos? E quelle che arriveranno al termine dello sgombero?». Il giorno dopo la diffusione dell’ordinanza del sindaco Dipiazza – che prevede lo smantellamento della tendopoli di piazza Libertà «entro quindici giorni» dalla firma avvenuta lo scorso 7 giugno – arrivano le reazioni dell’opposizione, ma anche dell’Ics, con un apposito comunicato stampa inviato martedì mattina.
Il punto contestato
Nel rendere nota la decisione dello sgombero, Dipiazza ha specificato che le persone attualmente presenti all’interno del Silos «non verranno spostate a Campo Sacro, perché il sito non è ancora pronto». Proprio questo è uno dei punti contestati dai capigruppo in Consiglio comunale di Pd, Lista Russo, Adesso Trieste e Movimento 5 Stelle, in una dichiarazione firmata congiuntamente: «È inaccettabile – scrivono Giovanni Barbo, Paolo Altin, Riccardo Laterza e Alessandra Richetti –. Non si può sgomberare il Silos senza avere pronta una sede alternativa dove le persone possano trovare riparo». Da qui la domanda sollevata dai capigruppo: «Dov’è l’alternativa che deve essere data alle persone, da qualsiasi parte esse arrivino?». E ancora: «Perché non si apre immediatamente la struttura inutilizzata in via Gioia?».
In linea generale, l’opposizione chiede «soluzioni che consentano alle persone di avere un’esistenza dignitosa», dando «una risposta di civiltà anziché girarsi dall’altra parte».
Cosolini: “Attendiamoci tanti piccoli Silos”
Sullo stesso problema insiste anche il consigliere regionale del Pd ed ex sindaco di Trieste Roberto Cosolini: «Attendiamoci nuove situazioni precarie, tanti piccoli Silos, ulteriore segno di disumanità e inefficienza di chi dovrebbe garantire un’accoglienza dignitosa». Sempre Cosolini aggiunge che «ci vorrebbe poco per una soluzione immediata e temporanea per i nuovi arrivi. Ma si sa, basta toglierli dalla vista». A entrare nel mirino delle opposizioni è anche il prefetto di Trieste, il quale – afferma sempre Cosolini – «garantiva che non ci sarebbero stati sgomberi fino a che non fosse stata approntata la nuova soluzione». «Cosa dice adesso?», domanda l’ex sindaco di Trieste.
Decisione forzata
L’ordinanza firmata dal sindaco Dipiazza si rifà a un sopralluogo al Silos dello scorso 2 aprile da parte del Dipartimento di prevenzione di Asugi, in cui erano state accertate le «evidenti e precarie condizioni igienico-sanitarie, strutturali e di invivibilità già verificate». Un aspetto che incontra la perplessità di Arturo Governa, segretario provinciale di Azione: «È abbastanza difficile credere che sia una sincera e solidale presa d’atto delle condizioni inaccettabili – scrive Governa – bensì una decisione forzata in vista dell’arrivo del Papa a Trieste». Decisione nella quale, secondo Governa, «il sindaco smentisce se stesso e quanto ha detto per mesi».
Rojc: Annuncio sconcertante
Anche la senatrice del Pd Tatjana Rojc si unisce al coro delle polemiche nei confronti del provvedimento di Dipiazza: «I triestini devono sapere se i migranti in arrivo troveranno un luogo in cui essere accolti – sottolinea Rojc – o se si replicherà da qualche altra parte della città o del territorio lo scandalo già visto al Silos». La senatrice definisce quindi «sconcertante» che il sindaco annunci il provvedimento «senza spiegazioni, senza tener conto delle preoccupazioni umanitarie degli operatori e trascurando completamente le altrettanto legittime preoccupazioni degli abitanti».
La nota dell’Ics
«Lo sgombero non è una soluzione», ma una nuova forma di «violenza», che si aggiunge «a quella che migliaia di persone abbandonate hanno dovuto subire in questi anni». Il Consorzio italiano solidarietà - Ufficio rifugiati onlus reagisce così all’ordinanza firmata dal sindaco Dipiazza. «Non c’è risposta alla domanda sul luogo in cui andranno coloro che hanno diritto all’accoglienza – prosegue l’Ics – perché i lavori di ampliamento dell’ostello non sono terminati e neppure iniziati».
RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo