Migranti, l’Ungheria chiude i confini con la Croazia

Posizionati 40 km di filo spinato: ora il flusso devierà verso la Slovenia. Afgano ucciso dalle guardie di frontiera bulgare
Migranti in marcia lungo la rotta balcanica
Migranti in marcia lungo la rotta balcanica

ZAGABRIA. Da ieri sera a mezzanotte, la frontiera tra Ungheria e Croazia è chiusa. A deciderlo è stato il governo di Viktor Orban che nei giorni scorsi aveva già minacciato a più riprese questa decisione. La rotta dei migranti è sempre più drammatica. Un profugo ha perso la vita l’altra notte, ucciso dalle guardie di frontiera della Bulgaria, mentre tentava di entrare nel Paese dalla Turchia. I contorni della vicenda sono andati chiarendosi col passare delle ore, fino all'accertamento che la vittima è un migrante afgano, parte di un gruppo di 54 persone intercettate dalla pattuglia nei pressi della città frontaliera di Sredets, Bulgaria sud-orientale. Secondo la versione dell'accaduto fornita dalle autorità bulgare, il gruppo ha ignorato l'alt intimato dalle guardie. A quel punto, dichiara il ministro dell'interno Georgy Kostov, gli agenti hanno sparato in aria. Il profugo sarebbe stato raggiunto proprio da un proiettile in ricaduta, spirando durante il trasporto in ospedale.

Intanto da ieri soltanto due valichi rimangono aperti, a Beremend nel Nord della Slavonia (Croazia orientale) e a Letenye, a un centinaio di chilometri da Zagabria sull’autostrada per Budapest. In queste due “zone di transito”, come le ha definite il portavoce dell’esecutivo ungherese Zoltan Kovacs, i migranti e i rifugiati potranno fare la loro domanda di asilo, prima di varcare il suolo ungherese.

«Rispetteremo alla lettera le regole previste dagli accordi di Schengen», ha annunciato il ministro degli Affari esteri di Budapest, Péter Szijjartó, giustificando la posizione di Budapest come una conseguenza dell’incapacità di Bruxelles nel trovare un accordo per una migliore protezione del confine greco. Con la chiusura della frontiera, che resterà comunque aperta al traffico stradale ma «con controlli rafforzati» e in soli sette punti, finirà anche quel «corridoio umanitario», che nell’ultimo mese ha permesso il passaggio dei rifugiati attraverso la Croazia, l’Ungheria e l’Austria.

Profughi, record di arrivi lungo la rotta balcanica
Profughi in attesa di essere registrati nel campo di accoglienza di Presevo, nel Sud della Serbia

Come avvenuto al confine serbo-ungherese lo scorso 15 settembre, lungo il limite con la Croazia, un reticolo di filo spinato lungo 41 km (nei tratti non disegnati naturalmente dal fiume Drava) impedirà ogni passaggio non autorizzato. Come con la Serbia, quindi, il flusso migratorio subirà un pesante rallentamento (per non dire un blocco totale) e sarà costretto alla deviazione. Dall’indomani dello sbarramento del valico di Horgoš, nel Nord della Vojvodina, più di 185mila persone hanno preso la via della Croazia in appena quattro settimane. Da oggi, i nuovi arrivati saranno rispediti verso la Slovenia, come previsto dal cosiddetto “piano C” dell’esecutivo di Zagabria.

«Il Premier Zoran Milanovic ha parlato più volte oggi con il primo ministro sloveno sulla crisi dei rifugiati. Abbiamo già previsto un piano C, concordato con la Slovenia», ha comunicato ieri il governo croato. Nel pomeriggio di ieri, il premier sloveno, Miro Cerar ha dichiarato che il suo Paese è pronto a gestire un numero di ingressi più importante, «nel caso in cui l’Ungheria prenda una decisione così radicale, che personalmente non approvo», ha chiosato il premier.

Qualche ora prima, il capo del governo sloveno aveva parlato di un «effetto domino» che avrebbe colpito l’Europa se l’Ungheria avesse scelto la chiusura dei suoi confini.

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