Migranti, la Slovenia schiera 650 soldati ai confini

Il ministro Erjavec: non escludiamo la costruzione di barriere al confine con la Croazia per contenere gli ingressi, nessun muro come quello ungherese. Arrivi, seimila in una mattinata
Rifugiati alla frontiera fra Slovenia e Austria
Rifugiati alla frontiera fra Slovenia e Austria

LUBIANA. Migranti, la Slovenia sta valutando l'idea di munirsi di barriere protettive sul confine con la Croazia, da utilizzare in caso di necessità: lo ha dichiarato il ministro degli Esteri sloveno Karl Erjavec, precisando che le strutture serviranno a contenere l'entrata dei migranti in Slovenia nei punti di confine concordati. Il ruolo dell'eventuale barriera insomma, ha aggiunto ancora il ministro, non sarebbe quello del muro ungherese voluto dal premier di Budapest Viktor Orbàn per sigillare il confine. Parallelamente Lubiana ha dispiegato ai propri confini 650 soldati come supporto alle forze dell'ordine nella gestione del transito dei migranti, finora circa 30 mila, in viaggio verso l'Austria. Lo si apprende dal ministero della difesa sloveno. L'esercito offrirà aiuti logistici, di sorveglianza e di trasporto. Per questa ragione è stato rinviato l'invio regolare di 200 soldati nella missione Nato in Kosovo. Dato che tutte le forze di polizia sono impegnate nella gestione dei migranti è stato cancellato il derby calcistico tra l'Olimpia di Lubiana e la Maribor.

La dichiarazione di Erjavec - che ha anche precisato di avere avvertito il commissario Ue Dimitris Avramopoulos della necessità di un piano d'azione per la rotta balcanica - arriva nel pieno dell'emergenza per Lubiana. Se nella sola mattinata di giovedì 22 erano entrati dalla Croazia in Slovenia 5.600 profughi, in quella di venerdì 23 gli ingressi sono a quota 6.000. Lubiana ha attivato il meccanismo di protezione civile europeo per ricevere tende riscaldate, materassi e coperte. Le persone arrivano infatti a gruppi numerosissimi: alle 9 a Rigonce, al confine con la Croazia, sono arrivati in duemila. Nel frattempo si è svuotato il centro di permanenza temporanea a Sentilj, il più vicino all'Austria: in circa 4.500 si sono diretti verso Nord.

Fra le misure adottate, il Consiglio dei ministri sloveno ha approvato una proposta di emendamento a una legge mirato a far temporaneamente rientrare come agenti di sostegno gli ex poliziotti in pensione.

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Si attende intanto il vertice a Bruxelles che si terrà domenica 25, al quale il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha invitato 10 Paesi coinvolti nell'emergenza lungo la rotta balcanica. Nessun invito all'Italia: che è uno dei Paesi più coinvolti nella crisi migratoria in Europa, ma «non è direttamente coinvolta nella questione della rotta balcanica». Lo ha spiegato il portavoce di Juncker, Margaritis Schinas: "Il presidente - ha spiegato - è in contatto con tutti i colleghi del Consiglio europeo, ma per la riunione di domenica c’è consenso sul fatto che si svolga in un contesto molto operativo e diverso da quello politico dei vertici a 28». Tutti i leader dei 10 paesi hanno confermato la loro presenza: si tratta di Austria, Germania, Bulgaria, Croazia, Macedonia, Grecia, Ungheria, Romania, Serbia e Slovenia.

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