Migranti dal Silos di Trieste al Carso, Caritas e Ics: «Una svolta attesa da anni»
TRIESTE Quindi si può fare. Con le sue sfumature, il settore dell’accoglienza riceve quasi con incredulità la notizia del nuovo hub che le istituzioni si apprestano a realizzare a Campo Sacro per arginare la terribile situazione del Silos di Trieste. Dopo quasi due anni di tentennamenti, ora la possibilità di gestire gli arrivi dalla rotta balcanica tramite un centro ad alta rotazione e una ripresa efficace del sistema dei trasferimenti è tornata a essere una via – politicamente – praticabile.
Il direttore della Caritas diocesana, padre Giovanni La Manna riflette: «Positivo che ci si occupi concretamente del Silos, superando la contrapposizione che si genera quando ci sono punti di vista diversi. Piuttosto che alimentarla, è bene sedersi a un tavolo, confrontarsi e pensare al bene delle persone, evitando protagonismi». Quanto alla struttura in sé, riflette il direttore di Caritas: «Parliamo di una struttura che ha già funzionato su numeri importanti. Quel che funziona ora va migliorato, nulla vieta di migliorare individuandone altre. In ogni caso, tra la situazione precaria e indegna del Silos e Campo Sacro mi sembra ci sia un passaggio positivo».
Il presidente del Consorzio italiano di solidarietà (Ics) Gianfranco Schiavone osserva: «Si è parlato per due anni di hotspot a vuoto, visto che per le leggi europee questi centri non possono sorgere se non alle frontiere esterne dell’unione, mentre dal primo giorno dicevamo che a Trieste il problema è un buon utilizzo delle strutture esistenti, strutture di prima accoglienza a rotazione».
La realizzazione di un hotspot in Fvg, più volte invocata dal centrodestra in questi anni, ancorché giuridicamente impossibile «avrebbe comportato fermare qui migliaia di persone», spiega Schiavone. L’hub contemplato ora in altipiano, invece, sarebbe «una struttura aperta, in cui le persone restano pochissimi giorni prima del trasferimento. Quel che abbiamo sempre detto serviva».
Al di fuori dell’ambito degli enti, l’associazione Linea d’ombra è quella che più ha seguito la situazione Silos in questi anni.
Parla per loro Francesco Cibati: «Finora la politica, dal piano locale a quello nazionale, ha cercato soluzioni soltanto mediatiche, ignorando la realtà. Il dovere è garantire condizioni di vita dignitose a tutte le persone, e questo non si farà cambiando nome a Campo Sacro, che è in uso da anni. Chi ha il potere apra piuttosto la struttura di via Gioia, adatta con lavori minimi ad accogliere, anche persone in transito. Basta prendere in giro i cittadini con proclami utili solo a fini elettorali».
I dubbi sulla “casa” degli scout a Campo Sacro
Pavel Vidoni (Lista Punto Franco) è il presidente della I Circoscrizione, il parlamentino competente per l’area in cui sorge la struttura scout: «Per quanto riguarda queste persone che scappano dalla guerra e dalla fame sono bene accette, però per una struttura simile devono esserci le condizioni di sicurezza».
A preoccupare il presidente è l’illuminazione stradale: «In quel punto non ci sono luci e gli automobilisti tendono a correre troppo. Già adesso, la sera, si verificano situazioni di pericolo con persone che camminano a bordo strada, è importante risolvere il problema per l’incolumità tanto dei migranti quanto dei cittadini».
Sempre per la Lista Punto Franco interviene anche il capogruppo in Consiglio comunale Paolo Altin che – forte di un passato nelle fila degli scout – perora la causa degli adepti di lord Baden Powell: «Siamo alle solite. Quando emerge una criticità è sempre la Regione a correre in soccorso del sindaco. In questo caso è l’assessore Roberti a dare per fatto qualcosa che invece è molto lontano dall’essere una soluzione concreta. Diventato ormai insostenibile anche mediaticamente il problema del Silos, con il Presidente Mattarella in arrivo ad aprile e addirittura il Papa a luglio, le forze politiche fanno la mossa più semplice: prendersela con chi ha meno possibilità di difendersi, sottraendo agli scout l’unica struttura di accoglienza e di attività educativa all’aperto dell’intera provincia».
La civica annuncia che chiederà la convocazione della I Commissione del Consiglio comunale per chiedere conto alla giunta del suo operato.
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