Migranti dal Silos di Trieste a Campo Sacro, l’appello della Circoscrizione

Le richieste rivolte al comune. Don Malnati: «serve cultura di pace»

Ugo Salvini
L’ostello oggi utilizzato per l’accoglienza dei migranti
L’ostello oggi utilizzato per l’accoglienza dei migranti

TRIESTE La Circoscrizione dell’Altipiano ovest che – dopo un vivace confronto con i residenti – chiede concreti interventi in vista dell’arrivo dei migranti all’ostello Alpe Adria di Campo Sacro. Monsignor Ettore Malnati che chiama tutti a una «cultura di pace fondata su di una rispettosa fraternità sociale, economica e religiosa da ottenere con la reciproca conoscenza delle varie diversità linguistiche e delle usanze, facendo di essa una risorsa per tutti, nel rispetto attivo e passivo di ciascuno».

La segretaria provinciale del Pd, Maria Luisa Paglia, che propone di «aprire lo spazio sito in via Gioia, come dormitorio di bassa soglia per i transitanti» e di convocare un tavolo tra prefetto e amministratori locali per «tenere in considerazione anche quanto indicato dai residenti di Campo Sacro».

Si fa ogni giorno più approfondita la discussione in città sulla oramai quasi certa intenzione della Prefettura di trasferire i migranti dal Silos all’ex ostello di Campo Sacro. In particolare a Prosecco, dove l’incontro promosso dal presidente della Circoscrizione Pavel Vidoni, si è svolto in una sala che a stento ha contenuto i tanti residenti intervenuti. Incontro che si è concluso con la redazione di una mozione, a firma del rappresentante di Sinistra in Comune Roberto Cattaruzza e poi approvata all’unanimità, con la quale si invita lo stesso Vidoni a farsi interprete nei confronti del Comune affinché «si realizzi il marciapiede nel tratto all’altezza dell’ex ostello, si potenzi la pubblica illuminazione nella stessa zona, si aumenti il numero delle corse dei mezzi pubblici in transito, si realizzi un presidio medico all’interno della struttura, e si assicuri la costante presenza delle forze dell’ordine nell’area».

Da parte sua, monsignor Malnati, ampliando il suo ragionamento, ha sottolineato che «pensare alla deterrenza armata come logica per la pace è un attentato alla pace stessa. L’umanità – ha aggiunto – per poter apprezzare e promuovere la pace, ha bisogno di scelte sociali e culturali che presentino strategie di concreti negoziati diplomatici, per evitare gli scontri ideologici e le mire espansionistiche di questo o di quello Stato». 

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