Migranti, Croazia e Slovenia dicono sì alle quote

LUBIANA. Non si oppongono alla “filosofia” europea delle quote per quanto riguarda l’emergenza migranti, sono pronti ad accogliere forse più rifugiati o richiedenti asilo di quanti spetterebbero o spetteranno loro in base ai “conti” di Bruxelles, ma sia Slovenia che Croazia sono consapevoli che il problema di questo vero e proprio esodo biblico non lo si esaurisce con un mero calcolo matematico della serie “tanti a me e tanti a te”.
Lo capisce la Croazia presente a Bruxelles con il suo ministro degli Esteri, Vesna Pusi„. «Non possiamo imporre il diritto di asilo, nel senso che non possiamo obbligare un migrante a restare in un determinato Paese europeo se la sua meta finale è la Germania, la Svezia o gli altri Paesi scandinavi». «Per questo - afferma il ministro durante una pausa dei lavori - non si può imporre una formula matematica per dirimere il problema, bisogna tener conto di molti aspetti, la discussione sarà ancora lunga se no si rischia veramente di fare i conti senza l’oste».
Dal canto suo la Croazia, sono sempre parole del ministro Pusi„, è in grado di accogliere fino a 3.200 rifugiati (ieri, in base alle quote, si parlava di 550 unità), e questo soprattutto nel caso in cui la cosiddetta rotta balcanica subisca una virata verso Ovest e interessi quindi, nell’ordine, Croazia, Slovenia e poi Italia (quindi Friuli Venezia Giulia) o Austria e questo di fronte ai grossi ostacoli incontrati sulla “pista” che porta in Ungheria. Secondo il progetto della Commissione europea, lo stesso che assegnerebbe alla Croazia 550 migranti, 631 andrebbero invece in Slovenia. Parliamo ovviamente di cifre ufficiose anche perché il Jutarnji list di Zagabria ieri ha pubblicato una tabella con la suddivisione dei rifugiati che non collima con le ultime notizie da Bruxelles ma che appare di gran lunga abbastanza credibile per numeri. In base ad essa alla Croazia spetterebbero 2.720 migranti e alla Slovenia 1.920, alla Germania l’onere maggiore con 39.440, seguita dalla Francia con 22.720 e dall’Italia con 18.880. Il problema sta però nella redistribuzione dai Paesi “affollati” come Italia, Grecia, Macedonia e Ungheria.
Il ministro degli Esteri della Slovenia, Karl Erjavec puntualizza come per il suo Paese l’emergenza odierna è diversa da quella degli anni Novanta (anni di guerra) perché all’epoca chi fuggiva in Slovenia aveva comunque dei parenti o amici oppure aveva già lavorato in Slovenia. Ciò non toglie la volontà di Lubiana di accogliere i migranti. Anche Erjavec punta il dito sul problema della riallocazione degli asilanti, in quanto quelli che giungeranno in Slovenia non avranno nella stragrande maggioranza comemeta finale proprio la Slovenia.
Erjavec inoltre considera che il fenomeno di migrazione cui stiamo assistendo non si esaurirà in pochi mesi ma durerà ancora per anni e quindi chiede all’Unione europea di istituire un vero e proprio fondo permanente in grado di sovvenzionare tute le iniziative e le infrastrutture a favore dei migranti.
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