Migranti, a Trieste spunta l’ipotesi tendopoli
TRIESTE. Per far fronte all’emergenza immigrati la Prefettura di Trieste valuterà l’ipotesi di una tendopoli nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia. «Personalmente sarei contraria – osserva il prefetto Francesca Adelaide Garufi – ma se la situazione dovesse peggiorare, come dobbiamo effettivamente prevedere, questa potrebbe essere la strada da percorrere. Per quanto in via provvisoria». Il sito non è stato ancora individuato, anche perché le istituzioni preferiscono passare prima al setaccio tutte le soluzioni possibili. Scartata l’idea delle caserme in disuso – inagibili o troppo vicine alle abitazioni dei residenti – per fronteggiare emergenze in tempi brevi, il Comune intende verificare la disponibilità di edifici pubblici, appartamenti e capannoni industriali di privati. «Le tende, che comunque sarebbero allestite dalla Protezione civile, sono l’ultima spiaggia da considerare davanti al rischio di un eventuale allarme umanitario», rileva l’assessore alle Politiche sociali Laura Famulari. Nei prossimi giorni Garufi convocherà un tavolo con i sindaci dei Comuni della provincia per un confronto sulle rispettive disponibilità.
A preoccupare è l’ondata di migranti in arrivo lungo la rotta balcanica, soprattutto da zone di guerra come Siria, Iraq, Afghanistan e Africa. E Trieste, ammette lo stesso prefetto, deve attendersi nuovi arrivi. «Non ho elementi concreti per esprimermi con certezza – riflette – ma i contesti internazionali fanno presupporre ciò. Dobbiamo quindi prepararci a questo». Il capoluogo non è però attrezzato per altre accoglienze. «In questo momento – prosegue Garufi – la città non ha più strutture. Per questo potremmo trovarci a dover cercare uno spazio apposito dove sistemare le tende».
Attualmente a Trieste si contano 930 profughi: 752 richiedenti asilo, altri 119 inseriti nel sistema Sprar e 59 minori non accompagnati in carico al Comune. Considerando che le presenze complessive registrate a Trieste a inizio maggio si aggiravano sulle 650, nel giro di quattro mesi gli immigrati ospitati sono cresciuti di 250 unità. Stando all’accordo pattuito nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni, che non prevede quote fisse, al Fvg spetta il 2,19% degli arrivi nel Paese. Nel territorio si contano quindi tremila migranti in tutto. Il sistema di accoglienza regionale diffusa aveva stabilito per la provincia di Trieste il 20% di quel totale, quindi 600. E con i 930 che risultano in questi giorni, di cui 184 non allocati nelle strutture di accoglienza ormai sature e quindi sparsi per la città (compreso il Silos), è chiaro che il livello è stato ampiamente superato.
«Se aumentano gli arrivi nella Penisola – sottolinea il prefetto – è evidente che la quota si alza per tutti. Ciò che possiamo fare è cercare di allargare la rete di accoglienza e migliorare la distribuzione in regione, per una più equa ripartizione tra i Comuni. Pordenone, ad esempio, non essendo città di confine è la meno piena. Il sistema finora ha funzionato – prosegue Garufi – ma a Trieste ora iniziamo ad essere in affanno perché non abbiamo dove mettere queste persone. È vero, ci sono molte ex caserme, ma come abbiamo potuto constatare negli ultimi sopralluoghi sono purtroppo in cattive condizioni. O risultano inagibili, o si trovano troppo vicine alle abitazioni dei residenti o, ancora, troppo lontane dal centro cittadino. Il ragionamento è aperto e la tendopoli, se non si troveranno altri siti, potrebbe rappresentare una soluzione. Come peraltro hanno già fatto a Udine», puntualizza Garufi. «Non mi spingo però a dire quale sarà la zona che individueremo, perché la decisione – conclude il prefetto – va presa assieme alle amministrazioni locali».
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