Migranti a Gorizia, Medici senza frontiere a rischio sfratto

Il sindaco Romoli: «I container non possono restare a San Rocco più di 90 giorni, altrimenti diventano abusivi. Se Msf vuole rimanere chieda una licenza edilizia»
I container di Medici senza frontiere a Gorizia
I container di Medici senza frontiere a Gorizia

GORIZIA Tre mesi. Novanta giorni possono restare i container di Medici senza frontiere a San Rocco, all’esterno del centro San Giuseppe. Non uno di più. E la scadenza si sta avvicinando a grandi falcate. Che fare? Il sindaco Ettore Romoli è chiaro e affronta la questione su entrambi i versanti: quello amministrativo/tecnico e quello più squisitamente politico. Iniziamo dal primo. «La questione, sotto il profilo amministrativo, è sin troppo semplice. Secondo quanto riferitomi dai tecnici del Comune di Gorizia, la costruzione attualmente ospitata a San Rocco deve, per forza di cose, essere temporanea. A dirlo, questo deve essere chiaro, non è il sottoscritto: a stabilirlo è la legge. Passati i novanta giorni i container rischiano di diventare abusivi e, quindi, sanzionabili. A meno che non siano altre soluzioni che, in questo momento, non mi sono note, queste è lo stato dei fatti».

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L'area del San Giuseppe dove Medici sneza frontiere ha sistemato i container

Vie d’uscita? In realtà, Romoli indica una soluzione. Che poi è la soluzione che viene prospettata a tutti coloro che devono “sanare” una situazione di questo genere. «Se Medici senza frontiere ritengono di dover chiedere al Comune il rilascio di una regolare licenza edilizia, questa potrebbe essere la soluzione. Ma non devo essere io a formulare la domanda, lo deve fare l’associazione Msf. Poi, gli uffici comunali esamineranno, come fanno in tutte le occasioni simili che riguardano i privati, la richiesta. Così stanno le cose da punto di vista burocratico». Poi, c’è il versante politico. E Romoli, sin dall’apertura del centro a San Rocco, non ha mai fatto i salti di gioia per l’arrivo di Medici senza frontiere. L’ha detto più volte e lo specifica anche in questa occasione. «Continua a stupirmi e a sorprendermi il fatto che con l’emergenza che c’è nei Balcani, con migliaia di persone (anche donne e bambini) costrette a dormire a terra, si sia deciso di intervenire proprio a... Gorizia. Peraltro, i numeri evidenziano come i flussi, negli ultimi tempi, si siano notevolmente ridotti dalle nostre parti. Questa è la mia considerazione politica».

Un breve passo indietro. Ieri, Loris De Filippi, presidente di Medici senza frontiere Italia, non aveva escluso che l’organizzazione umanitaria possa rimanere a Gorizia più dei tre mesi inizialmente previsti. Yannik Juliot aveva, inoltre, confermato che per Msf il termine ultimo rimane sempre quello del 19 marzo. Juliot, però, non aveva nemmeno nascosto tutta una serie di contatti istituzionali per un’eventuale proroga della missione: «Il modello proposto – aveva dichiarato - è stato apprezzato e ha funzionato abbastanza bene. Stiamo lavorando con le autorità per vedere se ci sono soluzioni sostenibili». Medici senza frontiere è solita lavorare in campi con migliaia di profughi. In confronto a quanto accade in Grecia o in Macedonia, i numeri di Gorizia sono molto piccoli: per questo all’inizio, all’interno della stessa organizzazione internazionale, molti non avevano capito il motivo dell’intervento isontino. Le cose però erano cambiate perché come ha spiegato il presidente De Filippi «Gorizia non è scollegabile dalla Rotta balcanica». «Non sono tra quelli che dicono che domani arriveranno migliaia di persone, ma ritengo che si debba valutare la possibile evoluzione del fenomeno». Il dibattito è aperto. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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