Migrante morto, la ricostruzione choc del deputato: «Dieci agenti contro Enukidze»
TRIESTE «Ci sarebbe stato un intervento molto pesante delle forze di polizia nei confronti del migrante georgiano Vakhtang Enukidze, morto all’ospedale di Gorizia sabato scorso. Gli ospiti del centro che ho sentito mi hanno riferito che circa dieci agenti sarebbero intervenuti immobilizzando il cittadino georgiano: un agente gli avrebbe dato un colpo con l’avambraccio dietro alla nuca, un altro avrebbe colpito con il ginocchio la sua schiena. A quel punto Vakhtang è finito a terra. Tutto questo è successo nel cortile antistante le stanze. In dieci lo hanno colpito ripetutamente e poi trascinato via per i piedi. “Come un cane”, mi hanno riferito ben tre persone». Sono le testimonianze che il deputato di +Europa Riccardo Magi, già segretario nazionale dei Radicali Italiani, riferisce di aver raccolto durante due visite ispettive nel Cpr di Gradisca domenica e lunedì scorsi. Magi le ha riportate ieri durante una conferenza stampa alla Camera dei deputati, indetta proprio per divulgare alcuni elementi ritenuti «importanti» sulla vicenda della morte del migrante georgiano, ancora avvolta dal mistero.
I racconti riferiti da Magi sarebbero dunque di «testimoni oculari», presenti durante l’intervento delle forze dell’ordine al Cpr per la colluttazione avvenuta martedì 14 gennaio tra Enukidze e un suo compagno di stanza, forse di origine nordafricana.
«Le voci di alcuni migranti, ma anche di un poliziotto e di un’operatrice escludono che la colluttazione possa aver provocato lesioni mortali a Vakhtang, che tra l’altro aveva avuto la meglio», ha sottolineato Magi: «Io stesso poi ho riferito questi dettagli alla Procura di Gorizia».
Si tratta di affermazioni gravi che, se confermate come vere in sede di indagini, potrebbero - secondo Magi e Gianfranco Schiavone, presidente dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, presente alla conferenza stampa - tradursi in un vero e proprio «caso Cucchi due».
Anche perché, è stato sottolineato, «non si può per ora nemmeno escludere che sia successo qualcosa in carcere». Il cittadino georgiano era rimasto due giorni dietro le sbarre dopo l’arresto per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale, con un processo per direttissima a carico. Il 16 gennaio era rientrato nel Cpr. «I compagni lo hanno visto al suo rientro – ha continuato Magi – in condizioni molto critiche. Non riusciva a stare in piedi in posizione eretta, mi hanno mimato che stava con le gambe piegate». L’ultimo resoconto riguarda «la notte di agonia prima di morire”: «Vakhtang Enukidze perdeva bava dalla bocca, è caduto dal letto, un compagno lo ha steso sul materasso per terra e la mattina successiva lo hanno trovato in stato di incoscienza». Magi e Schiavone hanno poi auspicato, oltre alla chiusura di tutti i Cpr d’Italia (il deputato di +Europa chiederà alla Commissione Affari costituzionali di visitare tutte le strutture della penisola) che «i testimoni siano sentiti dagli inquirenti».
E su questo ultimo punto è intervenuto sempre ieri il procuratore di Gorizia Massimo Lia, che ha aperto nei giorni scorsi un fascicolo per omicidio volontario a carico di ignoti. «I testimoni citati dall’onorevole Magi sono stati sentiti prima che venissero espulsi», ha dichiarato all’Ansa. Diverse sono le voci che sempre dalla politica ma non solo si sono fatte sentire ieri in merito alla vicenda. «È inopportuno – ha detto la deputata Pd Debora Serracchiani – lanciare accuse o alzare scudi a difesa nei confronti delle forze dell’ordine. Giusto invece chiedere che i tempi siano rapidi». Da Rete per i Diritti, l’accoglienza e la solidarietà internazionale e Centro di accoglienza Balducci di Zugliano è arrivato l’invito al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese «ad aprire un’indagine sulla gestione e sulle disposizioni della Prefettura di Gorizia» e «a chiudere il Cpr lager».
Del caso ha anche parlato la Cgil con la segretaria Fvg Susanna Pellegrini: «La Cgil regionale si unisce con convinzione all’appello di chi chiede, in primis al governo nazionale e al Parlamento, l’adozione di tutte le iniziative utili a verificare le condizioni di vita all’interno dei Cpr». Stessa posizione di Articolo Uno e, in particolare, del deputato Federico Fornaro, che ha presentato un’interrogazione parlamentare, chiedendo al ministro dell’Interno «se intende promuovere le iniziative necessarie per verificare la situazione all’interno del centro» e «se intende riformare la normativa relativa a questi centri e, in generale, all’accoglienza dei migranti e alla loro gestione, in quanto i decreti sicurezza del precedente governo hanno aggravato la situazione generale».—
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