Migrante di trent’anni precipita in Carso e muore sotto gli occhi della moglie

L’uomo, scappato dall’Algeria, è caduto da un’altezza di venti metri  mentre tentava di superare il confine con la Slovenia all’alba di Capodanno
I soccorsi sul luogo della tragedia
I soccorsi sul luogo della tragedia

TRIESTE È precipitato nel burrone, davanti agli occhi della moglie e del compagno che condivideva il loro viaggio della speranza, quando ormai la meta tanto sognata era raggiunta: Trieste, l’Italia. Per compiere l’ultimo, decisivo passo di un percorso cominciato settimane prima dall’Algeria, avevano pensato di sfruttare una coincidenza che ritenevano particolarmente favorevole: perché non approfittare della notte in cui tutti sarebbero stati distratti dai festeggiamenti per il Capodanno, magari anche la polizia di frontiera?

Migrante morto sul Carso, la Caritas: «Ora si rifletta»; Ics: «Responsabilità politica non solo italiana»
La Marcia per la pace dedicata al migrante morto sul Carso (Lasorte)

E così, per superare il confine italosloveno si erano messi in marcia nelle prime, gelide ore dell’anno nuovo, inerpicandosi sugli impervi pendii carsici. Superata di pochi metri la frontiera, sono arrivati al cospetto delle pareti rocciose del Monte Carso, una zona che può rivelarsi insidiosa per chi non conosce l’altopiano. È stata questione di un attimo. Un volo di oltre venti metri nel dirupo, l’impatto sulle pietre che non poteva lasciare scampo. E il viaggio della speranza, sulla rotta balcanica dell’immigrazione, si è tramutato in tragedia.

Cade in un burrone di 20 metri mentre tenta di attraversare il confine: muore un migrante
I soccorsi sul luogo della tragedia


È morto così, ieri mattina, un algerino di 30 anni che assieme alla moglie e a un terzo connazionale (un amico che non fa parte del nucleo familiare) era appena giunto al di qua del confine, territorio comunale di San Dorligo della Valle. I tre erano tutti decisi a chiedere asilo. Dopo la caduta nel burrone, il compagno è riuscito a scendere a piedi da solo fino a Trieste per cercare aiuto. La moglie della vittima è rimasta sul ciglio del dirupo, sconvolta, mentre il corpo del marito giaceva esanime una ventina di metri più sotto.

A Trieste la Marcia per la pace, dedicata al migrante deceduto sul Monte Carso


La macchina dei soccorsi si è subito messa in moto. Verso le 11 sul posto si trovavano due uomini della Forestale, sei tecnici del Soccorso alpino di Trieste, i vigili del fuoco, l’ambulanza e l’elisoccorso oltre agli agenti della Questura e della Polizia di frontiera. Sono stati due uomini della Forestale a individuare il corpo, in un’area raggiungibile in circa quindici minuti a piedi partendo dal sentiero principale, non lontano dal cimitero di San Servolo. Impossibile scendere fino al punto in cui si trovava il migrante senza un intervento dall’alto con l’elisoccorso. Utilizzando il verricello è stato quindi calato il tecnico del Soccorso alpino e medico, che una volta sceso non ha potuto far altro che constatare la morte dell’algerino.

A recuperare la salma sono stati i tecnici del Soccorso alpino con la barella dopo il nulla osta da parte della magistratura, che con il sostituto procuratore di turno Federico Frezza ha avviato gli accertamenti per ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto. Il corpo è stato infine portato nell’obitorio dell’ospedale di Cattinara, a disposizione dell’autorità giudiziaria. Tutta l’operazione si è conclusa alle 14.30.

Nel frattempo la moglie e il compagno erano stati accompagnati alla caserma della polizia di Fernetti. Entrambi chiederanno asilo. I due stanno tutto sommato bene fisicamente, ma la donna è sotto choc. Parla solo l’arabo e per poter comunicare con lei è stato messo a disposizione il mediatore linguistico della Polizia di frontiera. Di lei si prenderà cura la Caritas triestina che la ospiterà in una residenza protetta durante la prosecuzione dell’iter per il riconoscimento dello status di asilo.

Tornando alle circostanze del superamento del confine, c’è da sottolineare che la supposizione dei tre algerini su un possibile allentamento dei controlli era comunque infondata. Anche in questi giorni, infatti, il dispositivo dei pattugliamenti sulla fascia confinaria funziona a pieno regime. —


 

Riproduzione riservata © Il Piccolo