Miasmi dal biomasse, partita una denuncia

CERVIGNANO
Il nuovo impianto a biomasse di Scodovacca è sbucato dal nulla, senza che i residenti sapessero che di lì a poco l'avrebbero avuto come vicino di casa. E quando, qualche settimana fa, è entrato in funzione, l'aria è diventata maleodorante. Ecco snocciolata l'angoscia dei residenti che abitano in via Grado a ridosso dell'impianto della società Adriawatt. Il vento gelido di questi giorni ha tenuto a bada gli odori, ma resta il timore che il problema possa riproporsi con l'arrivo del caldo. Tale evenienza mal si concilierebbe anche con le esigenze del ristorante “Al turista” e dell'agriturismo “La natura”. Entrambe le attività, molto vicine all'impianto, potrebbero risentirne, quando d'estate ospitano i loro clienti all'aperto. Le lamentele sono state raccolte dal movimento dei “Verdi del sole che ride”, che per nome di Gianpaolo Chendi ha sporto una denuncia ai carabinieri di Cervignano. La missiva con cui si segnalano le “esalazioni nauseabonde” risale al 19 dicembre scorso, ma è stata resa nota soltanto nei giorni scorsi. «Si chiede un vostro intervento - recita la lettera - a seguito di numerose lamentele degli abitanti di Scodovacca aventi per oggetto la puzza che si leva da un grosso cumulo di legname triturato depositato sul piazzale antistante alla centrale a biomasse».
Subito dopo, fa sapere Chendi, il deposito di legname maleodorante è stato spostato sul retro della struttura. Ma ora gli abitanti chiedono di essere rassicurati. «Il mucchio di legname fumava ed emanava una puzza come di olive marce – afferma Dolores Casonato –. Si era creata come una cappa di fumo intorno alle case. Poi è stato spostato e con il vento di questi giorni non si sente niente. Ma noi rimaniamo preoccupati. Cosa succederà d'estate? Alle istituzioni chiediamo informazione: vorremmo sapere se questi fumi sono dannosi per la salute». Alla vista del fumo anche Dario Di Mattia si è rivolto al sindaco per chiedere delucidazioni: «Mi ha risposto che già altri avevano chiesto l'intervento dei carabinieri», aggiunge. Ma è la mancanza di informazione a spadroneggiare tra le lamentele: «Se ci avessero detto cosa sarebbe sorto davanti alle nostre case rassicurandoci che non corriamo alcun rischio sarebbe stato diverso» commentano alcuni, mentre altri si dichiarano «quantomeno meravigliati che un impianto di questo tipo possa essere sorto così vicino ai ristoranti e alle case». L'impianto era finito nell'occhio del ciclone già qualche mese fa, al tempo della sua costruzione: era stato sempre Chendi a scrivere al Comando provinciale dei Vigili del fuoco, al Comune e all'Arpa, per chiedere se le procedure autorizzative avessero considerato la vicinanza dell'impianto al deposito di Gpl già esistente.
Elena Placitelli
Riproduzione riservata © Il Piccolo