«Mia mamma assassinata mentre ero lontana da lei»
«Siamo tornati in albergo dove eravamo in vacanza e ho trovato sul display del cellulare che avevo lasciato in camera una decina di chiamate. Sempre lo stesso numero. L’ho controllato: era quello...

Lasorte Trieste 05/05/17 - Tribunale, Processo a Tiziano Castellani
«Siamo tornati in albergo dove eravamo in vacanza e ho trovato sul display del cellulare che avevo lasciato in camera una decina di chiamate. Sempre lo stesso numero. L’ho controllato: era quello della Questura. Ho subito telefonato e un funzionario mi ha comunicato che mia mamma era morta...».
Barbara Molinari, la figlia di Nerina Zennaro, l’anziana di 87 anni uccisa ai primi di gennaio del 2016 nella sua casa di via Puccini 32, parla con la voce fioca: è a un paio di metri in linea d’aria da Tiziano Castellani, 43 anni, l’ex rappresentante di aspirapolveri che è accusato non solo dell’omicidio di sua madre ma anche di aver tentato di far esplodere lo stabile per nascondere quell’orrore sotto le macerie.
La figlia della vittima era in quei giorni a Santo Domingo, in ferie: una settimana, lei e il marito, lontani da Trieste. Barbara era partita da Trieste il 10 gennaio e a mezzogiorno del giorno 7 aveva pranzato con la madre lasciandole un po’ di soldi, circa 400 euro, ma soprattutto facendole tutte le raccomandazioni di una figlia affettuosa e ansiosa.
Ieri, chiamata come testimone, Barbara Molinari si è seduta davanti al collegio dei giudici della Corte d’Assise di Foro Ulpiano presieduto da Filippo Gullotta, a latere Massimo Tomassini, e - rispondendo alle domande prima del pm Cristina Bacer, poi dell’avvocato di parte civile Paolo Codiglia e quindi di Maurizio Paniz, il difensore di Castellani - ha fornito alla fine un racconto fatto di ricordi di una figlia turbata, addolorata. Ha parlato della vita della madre che «era intensa, aveva molte amiche. Ma meno, per via dell’età, negli ultimi tempi. Mia mamma aveva anche smesso di fare i lavori di sartoria». Ha ricordato poi il furto delle chiavi di casa avvenuto nell’ottobre 2015 in conseguenza del quale «avevo poi preso alcuni oggetti di valore, ed era stata sostituita la serratura». E poi ha riferito di quando lei, da Santo Domingo, ha parlato con la madre, «che andava tutto bene».
Infine, rispondendo alle domande del pm, ha rappresentato come dei flash della memoria le immagini della casa dell’omicidio. «Le manopole della cucina a gas erano tutte installate», ha detto. Una conferma indiretta che l’assassino voleva appunto far esplodere la casa con il gas. Barbara Molinari ha ricordato anche la vicenda dell’aspirapolvere sostituita nel 2013 dalla madre che si era rivolta «a un rappresentante che mi pare si chiamasse Castellani, o un nome simile. Mi mamma aveva gettato via il biglietto da visita e non lo ricordo bene. So che aveva cambiato l’elettrodomestico ma non gli accessori, tra cui il battitappeto». Quel battitappeto con il quale poi Nerina Zennaro Molinari è stata uccisa. Prossima udienza il 19 luglio.
(c.b.)
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