Metz, ex consigliere regionale dei Verdi: «Il vitalizio? Ho preferito subito 100mila euro»
TRIESTE. In dieci, lo scorso novembre, hanno riportato in casa un totale di 1,9 milioni di euro. Un loro diritto. Ex inquilini di piazza Oberdan – i maligni dicono terrorizzati dall’ipotesi di nuove norma anti-Casta –, hanno preferito rinunciare al vitalizio da incassare mensilmente dai 60 anni in poi (ma anche prima) e recuperare le trattenute sull’indennità: il 19% degli oltre 10mila euro lordi in busta paga, poco meno di 2mila euro ogni mese.
Ma non sono stati i primi. Nel 2008 Alessandro Metz (Verdi), con un passato da no-global, fece lo stesso in un’epoca in cui non si era ancora alzata l’onda contraria ai privilegi della politica. «Mi servivano soldi per pagare alcuni processi», ammette oggi Metz ricostruendo quel periodo.
Come andò?
Ho rinunciato al vitalizio una volta chiusa la legislatura. Evidentemente si poteva fare senza che ce lo dicessero i duri e i puri che vanno di moda adesso. Ma, sia chiaro, non voglio alcuna medaglia.
Perché scelse quella strada?
Un percorso personale. Si poteva fare e l’ho fatto.
Quindi, come è accaduto per altri ex consiglieri regionali a fine anno scorso, si è fatto restituire oltre 100mila euro delle trattenute del mandato?
Era l’unica cosa che si poteva fare nel momento in cui si rinunciava al vitalizio. All’epoca Equitalia, per le spese legali e processuali, agiva in maniera molto pesante. Mi pare che alla fine mi siano rimasti 40-50mila euro.
Pentito?
È chiaro che, vista l’aspettativa di vita attuale, dai 60 agli 80 anni si finisce con l’incassare mese dopo mese un bel gruzzolo. Ma preferisco ragionare sul fatto che per cinque anni sono stato pagato bene, anzi molto bene, per fare la cosa che mi piace di più: politica.
Quindi ha terminato quell’esperienza contento?
Contento di averla fatta, di come l’ho fatta, di essere stato pagato in maniera più che soddisfacente e di essere pure andato via con dei soldi. Una cosa che capita una volta nella vita e ringrazi per sempre. Quando nel 2006 ho rinunciato al posto in Parlamento fu una decisione facile: non stavo lavorando in miniera. Oggi la vita è completamente diversa, lavoro in una cooperativa sociale, ma non dimentico quanto sono stato fortunato in quel periodo.
Non tutti, a dire il vero, riconoscono in questo modo di essere stati privilegiati. Anzi, piazzano l’altolà sui diritti acquisiti. Pensa che invece si dovrebbe intervenire, almeno riducendo gli importi dell’assegno mensile?
Senz’altro sì. Chi ha fatto più mandati, dal secondo in poi, dovrebbe accettare di ricevere un po’ di meno. Se tu hai già fatto dieci, quindici vent’anni di questa vita, devi solo ringraziare. E accontentarti. (m.b.)
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