«Metalmeccanici, persi in un anno 255 posti»

Fiom: bilancio pesante, nel 2015 la politica dovrà decidere cosa vuole fare della città
Attivisti della Fiom in corteo
Attivisti della Fiom in corteo

«Per il quarto anno consecutivo siamo costretti a registrare un preoccupante calo di occupati nel settore metalmeccanico della nostra provincia: 255 addetti in meno nel 2014, il che significa oltre un migliaio negli ultimi quattro anni, che si aggiungono agli attuali 9 mila disoccupati». Parte da queste cifre il bilancio di fine anno tracciato dai vertici della Fiom: un anno che si chiude «in modo pesante dal punto di vista occupazionale» e caratterizzato ancora una volta «dal segno meno».
Tra i numeri snocciolati ieri in conferenza stampa, spiccano le criticità di Sertubi (50 esuberi) e di Wärtsilä (tra i 60 e gli 80 esuberi), ma anche il fallimento della Gurian dello scorso luglio, che ha lasciato a casa 50 dipendenti. «Siamo di fronte a un processo di deindustrializzazione del nostro territorio», ha osservato Stefano Borini, segretario provinciale della Fiom: «Il peso del settore manifatturiero è in costante calo e va a incidere sul Pil provinciale in una misura inferiore al 10%: questo significa che siamo scesi sotto i livelli di guarda e che siamo entrati in una fase involutiva, che va a ripercuotersi sull'intero tessuto economico, basta considerare la profonda crisi che avvolge i settori del commercio e dell'edilizia».
Il bollettino stilato dalla Fiom prosegue con l'elenco degli 11 fallimenti di aziende registrati dal 2011 ad oggi, passando per le 41 imprese che hanno dovuto ricorrere agli ammortizzatori sociali nel corso del 2014 e che non sono ancora completamente uscite dalla crisi, senza dimenticare i contratti di lavoro precari con retribuzioni ai minimi termini e i ritardi nella corresponsione delle retribuzioni ai lavoratori: fenomeno quest'ultimo che - è stato sottolineato - si è esteso e consolidato nel corso di quest'ultimo anno.
«Il problema è che siamo in assenza di una politica industriale sul territorio che quindi non consente la creazione di posti di lavoro» - incalza Borini, che punta il dito sulle istituzioni locali -. «Non esiste una visione complessiva e manca altresì un progetto concreto per la città: in sostanza si stanno attuando delle politiche di contenimento anziché di rilancio. Tutto questo in un contesto nazionale caratterizzato dal Jobs Act, che non solo non serve a nulla ma risulta addirittura dannoso, in quanto rende convenienti i licenziamenti e toglie diritti ai lavoratori».
Secondo i vertici della Fiom, vanno pensati investimenti concreti in alcune aree strategiche, come quelle del Sito nazionale inquinato e dell'ex Arsenale San Marco, alla luce della dismissione produttiva della Sertubi; mentre nel 2015 - è stato ribadito in conferenza stampa - bisognerà fare i conti con un'ulteriore contrazione dei posti di lavoro che deriverà dalla riorganizzazione delle aziende pubbliche o a controllo pubblico (Insiel), dalla fine degli ammortizzatori sociali classici ancora in atto e dalla coda delle ristrutturazioni dei settori industriali.
«Il 2015 dovrà per forza essere l'anno della svolta, in cui la politica dovrà decidere cosa vuol fare di questa città» - conclude Borini -. «L'unica cosa concreta rimane il progetto per la Ferriera, che solo se realizzato nella sua totalità e nel rispetto degli accordi sindacali porterà a un saldo occupazionale positivo di 200 posti di lavoro. Riteniamo infine necessaria l'introduzione di un reddito di cittadinanza, e attiveremo una petizione popolare per chiedere alla politica un Piano straordinario per il lavoro. Servirà insomma un patto fra tutta la popolazione per rilanciare i diritti del lavoro e il settore industriale manifatturiero in particolare, per garantire così un futuro al nostro territorio».
Pierpaolo Pitich

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