Metalmeccanici, l’intesa arriva a 127 euro

Sindacati: «Buon accordo». Montezemolo: «Bene, ma trattativa arcaica». Prodi: «Così più potere d’acquisto»
ROMA
Dopo quasi sette mesi di trattativa dura, segnati da scioperi e blocchi stradali, sindacati e Federmeccanica hanno firmato l'accordo sul rinnovo del contratto dei metalmeccanici, scaduto il 30 giugno scorso. Un'intesa che, si è augurato il premier Romano Prodi, deve essere «premessa per migliorare produttività e efficienza di tutto il sistema e dare maggiore potere d'acquisto ai lavoratori» e consente di «guardare il futuro con una prospettiva più favorevole». Determinante per la firma dell'accordo la mediazione del ministro del Lavoro, Cesare Damiano, riuscito a far avvicinare le parti sui nodi più difficili. Al milione e mezzo di metalmeccanici saranno riconosciuti 127 euro lordi di aumento salariale per i prossimi 30 mesi, 260 euro per chi non fa contrattazione di secondo livello, 300 euro di una tantum per coprire il ritardo del rinnovo contrattuale e, per la prima volta, la parità normativa fra operai e impiegati.


Risultato «di grande rilevanza per i lavoratori, per il miglioramento delle loro tutele e per le retribuzioni, fortemente sentito in questo periodo - ha commentato Damiano - Ma è un risultato importante anche per le imprese e per il Paese, che ha bisogno di stabilizzazione e certezze». Soddisfatto per l'accordo ma critico per le forme che ha preso la vertenza il presidente di Confindustria Luca di Montezemolo. «Per l'atteggiamento ostinato e conservatore del sindacato non è stato possibile introdurre innovazioni significative», ha affermato in serata l'associazione degli industriali ricordando che «abbiamo assistito a gravi degenerazioni delle forme di conflitto e di convivenza civile come i ripetuti blocchi stradali».


E accusa Fim, Fiom e Uilm «di non condividere l'obiettivo della crescita economica, unica strada possibile per aumentare le risorse a disposizione. Si sono arroccate su scelte ideologiche contrarie all'interesse del Paese e degli stessi lavoratori. Hanno voluto fortemente limitare la possibilità di guadagnare di più lavorando di più e, perdendo un'importante occasione di innovazione, hanno rifiutato aumenti più consistenti in cambio di una durata triennale del contratto». Positivo invece il commento del ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, secondo cui è stata «sventata l'arrogante operazione di Confindustria, che tentava di far saltare l'istituto del Contratto nazionale di lavoro». L'accordo ha scongiurato il rischio che Federmeccanica annunciasse da domani aumenti salariali unilaterali. «Dopo un confronto molto duro è stato raggiunto un buon accordo» ha detto il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani secondo cui sul risultato «hanno pesato le lotte dei lavoratori e la determinazione unitaria dei sindacati».


Un buon accordo anche per i leader della Cisl, Raffaele Bonanni e della Uil, Luigi Angeletti che chiedono anche la riforma del modello contrattuale. Bonanni e Angeletti ritengono che ora bisogna «ridurre le tasse sugli aumenti contrattuali a tutti i lavoratori». «Il paese - ha detto Bonanni - ha bisogno di maggiore produttività ed efficienza per poter redistribuire più risorse ai lavoratori». Il numero uno dell'Ugl Renata Polverini auspica che «ora si possa accelerare la chiusura degli altri contratti e affrontare l'emergenza salari».


Soddisfazione anche da Federmeccanica che ora si augura un percorso verso la defiscalizzazione degli straordinari e della contrattazione di secondo livello. «È stato un contratto difficile - ha detto il presidente Massimo Calearo - ma lo abbiamo chiuso nell'interesse del Paese e dei lavoratori. C'è ancora molto da fare perchè le imprese hanno bisogno di competitività e vivono un momento molto difficile con una concorrenza spietata».


Per Damiano «la conclusione di un grande contratto nazionale di lavoro come quello dei metalmeccanici apre la strada per il consolidamento delle relazioni sindacali e consente la prosecuzione della concertazione intrapresa dal governo che ci vedrà impegnati prossimamente su altre questioni, come la pressione fiscale sulle retribuzioni, modello contrattuale, tariffe, prezzi e competitività».
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