Messa “ustascia” negata a Bleiburg. L’ira croata sulla Chiesa carinziana
ZAGABRIA. La Chiesa della Carinzia che affibbia uno schiaffo durissimo, negando l’ok alla celebrazione di una messa. I porporati croati che insorgono, mentre una buona fetta del mondo politico di Zagabria rumoreggia e protesta. Continua a dividere e a creare forti polemiche – e non potrebbe essere altrimenti – il “caso Bleiburg”, località nel sud dell’Austria dove nel 1945 si consumò per mano dei partigiani di Tito uno dei più discussi e terribili episodi dell’immediato dopoguerra, il massacro di migliaia di collaborazionisti e membri del regime filonazista degli ustascia, molti con sulla coscienza orribili crimini commessi durante l’occupazione.
«Nel maggio del 1945, dopo la liberazione di Zagabria, le truppe ustascia e i Domobrani», l’esercito regolare del regime di Pavelić, «con migliaia di civili al seguito, soprattutto le loro famiglie, fuggirono verso nord per entrare in contatto con gli Alleati e per evitare di essere presi prigionieri dall’esercito jugoslavo, che non riconoscevano», ricorda lo storico Milovan Pisarri, direttore del Centre for Public History di Belgrado. «Pensavano di essere accolti e utilizzati come baluardo anti-comunista, ma gli inglesi li riconsegnarono» agli jugoslavi. Da lì iniziò una feroce fase di “eliminazione”, sul posto, con «marce forzate» e trasferimenti «in lager». Sicuramente il bilancio delle vittime si attesta sulle migliaia, fa il punto Pisarri.
La memoria degli eccidi da anni viene perpetuata da controverse cerimonie nella campagna di Loibach, a un tiro di schioppo dal confine con la Slovenia, che nel corso degli anni hanno offerto terreno fertile a nostalgici del regime ustascia, ultranazionalisti e neofascisti.
Ma l’Austria è sempre meno propensa a dare loro asilo. Dopo che le autorità politiche di Vienna, l’anno scorso, avevano vietato l’uso di simboli nazifascisti alla cerimonia, quest’anno a muoversi è stata anche la Chiesa carinziana, che ha il potere di autorizzare o vietare la celebrazione di messe sul posto. Chiesa che, attraverso il vicario Engelbert Guggenberger, ha annunciato che il prossimo 18 maggio sul Loibacher Feld non ci sarà alcuna funzione religiosa per evitare strumentalizzazioni politiche nel corso di un «rituale politico nazionalista», ha scritto Guggenberger, aggiungendo che il divieto è stato preso anche per salvaguardare la reputazione della Chiesa.
La decisione ha provocato un mini-terremoto, in Croazia. A reagire con asprezza è stata la Conferenza episcopale di Zagabria (Hbk), che «con rammarico ha appreso la decisione di monsignor Guggenberger» e ha espresso il suo «profondo disaccordo con le ragioni» addotte, «rigettate in toto», si legge in una nota. Negare «la possibilità di una preghiera per le vittime di una grande tragedia del popolo croato significa non rispettare» gli eliminati e «la sofferenze di innocenti». «Sostengo pienamente la posizione» della Hbk, ha dato sponda ai vescovi croati Gordan Jandroković, presidente del Parlamento di Zagabria sotto i cui auspici si svolge la commemorazione, ha ricordato l’agenzia Hina.
Più moderata la ministra degli Esteri Marija Pejcinović Burić, che ha affermato che «per noi Bleiburg è un posto di ricordo e commemorazione». «Mi spiace, una messa è la cosa migliore» per ricordare le vittime, ha affermato invece il ministro dei Veterani, Tomo Medved, mentre il membro dell’Hdz Vladimir Seks ha parlato di decisione che fa il gioco «degli estremisti» e ricordato che ciò che viene vietato rischia di finire nell’illegalità. Durissima anche l’europarlamentare Ruza Tomasić, che ha accusato le gerarchie ecclesiastiche di Klagenfurt di aver compiuto «un atto politico», per di più sotto l’influenza di «lobby di sinistra». E anche quest’anno Bleiburg sarà la miccia per nuove, infuocate diatribe. —
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