Messa in vendita Villa Ceconi ma la trattativa resta riservata

Guglielmo Zisa

La trattativa è riservata, tanto più perché si tratta di una “casa” di 3.200 metri quadrati, 61 locali e 22 bagni. Sicuramente un impegno economico non da poco per chi la vorrà acquistare. È in vendita a Gorizia, in via Caprin, a pochi passi dal centro, Villa Ceconi, edificata su progetto dell’architetto Giovanni Andrea Berlam, nel 1885-’87, per conto proprio di Giacomo Ceconi, conte di Montececon, facoltoso imprenditore originario di Vito d’Asio.

Una figura epica quella dell’imprenditore asìno: di umilissime origini, nato a Pielungo nel 1833, partito diciottenne per Trieste come emigrante, divenne uno dei massimi costruttori dell’impero austro-ungarico fino a disporre di un’impresa che occupava 16 mila dipendenti, in gran parte provenienti dai monti del Friuli. Le sue imprese di costruttore, e in particolare l’eccezionale anticipo con cui portò a compimento la realizzazione del tunnel dell’Arlberg, gli fecero attribuire il titolo nobiliare da parte dell’imperatore Francesco Giuseppe.

Un legame, quello del conte Ceconi con il suo territorio, davvero strettissimo, tanto che proprio nella sua valle, volle costruirsi il castello che collegò alla pianura realizzando la strada intitolata alla Regina Margherita. Ma prima del ritorno nella sua Val d’Arzino, il conte Ceconi soggiornò per alcuni anni proprio a Gorizia, in una abitazione degna del suo rango. Villa e giardino erano punto dì riferimento elegante, quasi un circolo esclusivo, per la migliore società goriziana.

Nel 1906 venne venduta ai fratelli Loser, possidenti triestini, per poi passare nel 1909 a Rudolf Narek, noto architetto viennese, ma nel 1912 tornò in possesso dei fratelli Loser. Nel 1914 fu abitata dall’arciduca Lodovico Salvatore del ramo toscano della casa d’Austria, cugino della principessa Sissi che venne spesso a trovarlo assieme al marito, l’imperatore Francesco Giuseppe.

Gravemente danneggiata durante la Prima guerra mondiale, nel 1922 venne acquistata dalle Orsoline per istituirvi il nuovo educandato dopo averla restaurata su progetto di Max Fabiani. La villa assolse questa funzione fino al 1990. Successivamente come sua ultima destinazione accolse gli uffici dell’Ersa, fino al 2006.

Oggi la zona a parco è quella antistante l’edificio e conserva poco della sua struttura originaria che interessava una superficie più vasta con prevalenza di specie esotico-mediterranee sempreverdi. Ma è comunque un bello spettacolo. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo