Messa di Natale anticipata? Diocesi e parroci in coro: «Il significato non cambia»

TRIESTE Non esiste orario che possa spogliare la messa di Natale del suo valore più profondo. È il parere che si leva unanime dal mondo della Diocesi di Trieste, secondo cui è «sterile» e «priva di fondamento» la disputa apertasi sul piano politico qualche giorno fa, con il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia che ha proposto di anticipare la messa di qualche ora per rispettare il coprifuoco e il leader leghista Matteo Salvini, pronto invece a gridare all’offesa delle tradizioni religiose del nostro Paese.
«Papa Francesco e il suo predecessore Benedetto XVI hanno sempre organizzato la messa di Natale diverse ore prima della mezzanotte – spiega concisamente Claudio Fedele, dell’Ufficio stampa della Diocesi di Trieste –. Con dei precedenti così illustri, niente impedisce alle parrocchie di seguire questa via. Tanto più in un periodo così». Argomentazioni semplici, che smorzano sul nascere ogni polemica. E che ricalcano le prospettive assunte dai diversi rappresentanti delle chiese di Trieste. «Discuterne è inutile. E non solo perché l’emergenza sanitaria che viviamo ci impone di rispettare il coprifuoco e di mettere la sicurezza al primo posto – dice don Valerio Muschi, alla guida della parrocchia della Madonna del Mare – ma anche perché la celebrazione di mezzanotte è soltanto un’abitudine, non rispecchia alcun dogma. Chiunque lo spacci come tale non ha conoscenza della liturgia cristiana». Del resto, ben prima che la pandemia trasformasse ogni mossa in un motivo di scontro politico, molte parrocchie avevano già provveduto ad anticipare la messa, anche per andare incontro alle esigenze dei fedeli più anziani.
Ma c’è anche chi, per restituire con più efficacia l’inconsistenza del battibecco, chiama in causa il paragone con gli anni della devastazione e delle armi: «Durante la guerra la messa non si poteva celebrare a mezzanotte. Ma a nessuno importava, perché ciò che contava davvero era l’essenza del Natale, era percepire il suo significato più profondo – sostiene don Roberto Rosa, della parrocchia di Sant’Antonio –. La liturgia non fornisce alcun orario specifico. È ovvio che la notte sia un momento più suggestivo, negli anni ha finito per assumere un valore molto forte nella tradizione cattolica. Ma se sono cambiate le circostanze, adattarci al contesto non rappresenta alcun tradimento». Ed è proprio al senso di responsabilità che decide di appellarsi anche don Rudy Sabadin, della Chiesa di San Giacomo: «In questi mesi è più importante che mai agire per il bene comune, senza sollevare discussioni sterili. Per scelta, io l’ho sempre celebrata a mezzanotte. Ma cambiare l’orario non intacca minimamente il senso che ha per noi questa festa».
Al momento, i parroci sono in attesa di ricevere indicazioni su come e quando ci si ritroverà per attendere insieme il primo Natale da vivere con la mascherina e a debita distanza. Ma, anche senza una linea precisa dettata nei particolari, le parole convergono tutte verso lo stesso punto: ciò che davvero conta è che 25 dicembre sia. «Potremmo anche ritrovarci in chiesa nel tardo pomeriggio del 24 e sarebbe già messa di Natale – chiosa don Andrea Destradi, parroco di Muggia –. Chi dà adito a queste polemiche sterili, è evidente, non mette mai naso in Chiesa, se non per strumentalizzarla». —
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