Mensa dei poveri, in cento per il pranzo della festa

Da Montuzza l’appello di padre Silvano: «In aumento le persone che arrivano da noi ma fortemente calati i contributi dei privati. Abbiamo bisogno più che mai di aiuto»
Foto Bruni 21.04.14 Mensa di Montuzza
Foto Bruni 21.04.14 Mensa di Montuzza

In fila numerosi, a Pasqua come a Natale o in qualsiasi altro giorno dell'anno. Il menù di solito varia ma le difficoltà gestionali sembrano aumentare dalle parti della mensa dei poveri dei Frati Cappuccini, desco quotidiano della solidarietà fatta del fatidico piatto caldo, sempre e per tutti. Alla porta del convento della sede di via Capitolina continuano a bussare in molti, all'ora divenuta oramai canonica delle 11.30. Un centinaio circa al giorno, forse di più. Parlano così le stime, cifra rilevata anche a Pasqua.

La mensa resiste, ma i problemi sono tanti come testimoniato ancora da padre Silvano, l'anima della iniziativa cristiana che assembla puro sostegno e vera concretezza: «Alla nostra mensa vengono purtroppo sempre più persone ma i contributi dei privati sono in notevole calo – ribadisce il frate responsabile della mensa di San Giusto – Una situazione che avvertivamo da tempo del resto, considerato che la crisi sta continuando a colpire tutti. Stiamo cercando di resistere come possiamo ma le difficoltà quotidiane per far fronte alle varie richieste stanno crescendo. Insomma – ha aggiunto Padre Silvano nel suo appello – ci serve più che mai aiuto».

Scena già vista quella della tarda mattinata del 20 aprile a Montuzza, con i primi arrivi già attorno alle 11 e fila di commensali ben consolidata allo scoccare delle 11.45, l'ora del “tutti a tavola”. Come sempre prevalgono gli uomini, sono oltre il 90%, e tantissimi gli stranieri, distribuiti in una anagrafe piuttosto variegata. Mangiano in silenzio e poi sublimano il pranzo con la passeggiata di rito tra i viali di San Giusto, dove poi spuntano i digestivi, costituiti da una sigaretta e persino da quel goccio che tra le mura del convento rappresenta l'innocua eresia. Molti di loro, anzi probabilmente tutti, vivranno la stessa trama il giorno seguente mentre solo a pochi metri si aggirano i turisti alla ricerca di un ristorante.

Intanto il pranzo di Pasqua è stato onorato. Il convento per l'occasione ha passato un primo a base di spaghetti seguito da un piatto di arrosto accompagnato dalla verdura. L'alcol per scelta non alberga da queste parti ma il dulcis in fundo si è manifestato almeno in due varianti, con il classico della colomba pasquale e con una chicca inedita quanto gradita, una porzione di fragole. Futuro a rischio quindi. Proprio nel giorno della festa che parla della solenne rinascita cristiana la mensa dei Cappuccini deve riformulare appelli e congetture ai fini della sopravvivenza: «Purtroppo non è una novità – ha sottolineato Padre Silvano – esiste tuttavia una forma di ulteriore solidarietà ed è quella con la Caritas locale, con cui dialoghiamo sempre più spesso per poter dare risposte alle incessanti richieste dei poveri della provincia. È insomma una specie di ponte tra le due realtà – ha concluso il frate cappuccino – speriamo possa bastare ma la vedo dura. Noi intanto proviamo a resistere ma lanciamo l'ennesimo appello anche ai privati, chiedendo semplicemente degli aiuti in cibo, di ogni genere, per poter continuare in una assistenza quotidiana sempre più intensa e grave».

Francesco Cardella

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