«Meno notizie ai media ostili»: bufera sul ministro austriaco

Dal titolare degli Interni una dettagliata mail di istruzioni alle direzioni di polizia. Kurz si smarca: «Inaccettabile qualsiasi limitazione alla libertà di stampa»
epa07018956 Austrian Interior Minister Herbert Kickl speaks to the media before an EU conference on security and migration at the Austria Center Vienna (ACV) in Vienna, Austria, 14 September 2018. Austria hosts a two-day EU conference on security and migration in Vienna, 13 and 14 September. Austria took over its third Presidency of the European Council from July 2018 until December 2018. EPA/FLORIAN WIESER
epa07018956 Austrian Interior Minister Herbert Kickl speaks to the media before an EU conference on security and migration at the Austria Center Vienna (ACV) in Vienna, Austria, 14 September 2018. Austria hosts a two-day EU conference on security and migration in Vienna, 13 and 14 September. Austria took over its third Presidency of the European Council from July 2018 until December 2018. EPA/FLORIAN WIESER

UDINE La libera stampa non piace a Herbert Kickl, ministro degli Interni austriaco. Capita spesso e a ogni latitudine che chi è al governo mal tolleri le voci critiche, talvolta scambiate per tendenziose. Ma Kickl, esponente di punta dell’Fpö, il partito della destra nazionalista e populista, è andato oltre. Non si è limitato a esprimere fastidio per l’informazione stampata o televisiva che lo disturba. Ha emanato specifiche direttive agli uffici stampa delle direzioni di polizia di ciascun Land su come trattare i giornali “amici” e quelli “ostili”.

In una lunga mail inviata ai responsabili delle sedi periferiche, Kickl spiega loro come devono comportarsi. Le righe più scottanti sono quelle riservate ai “giornali ostili”, riportate in un apposito paragrafo intitolato “Kritische Medien”. Vengono menzionati esplicitamente i quotidiani “Der Standard” e “Kurier” e il settimanale viennese “Falter”. Nei confronti di queste testate, il ministro raccomanda di limitare al massimo le comunicazioni e di non passare mai notizie “ghiotte” (nella mail vengono definite «Zuckerl», ovvero zuccherini), che possano consentire la pubblicazione di servizi in esclusiva.

La mail contiene altri spunti interessanti. Per esempio, in relazione ai reati a sfondo sessuale, si raccomanda di enfatizzare gli episodi criminosi e di indicare esplicitamente la cittadinanza delle persone coinvolte. Evidente l’obiettivo di evidenziare gli episodi imputabili a immigrati, nonostante il ministero della Giustizia nel 2014 avesse emanato un’apposita ordinanza per vietare la menzione dell’appartenenza a gruppi etnici, quando ciò non fosse essenziale per la comprensione dell’evento.

La mail ovviamente doveva restare riservata, ma ne è arrivata copia anche al “Kurier” e a “Der Standard”. Una volta che le “istruzioni” del ministro erano divenute pubbliche non si poteva far finta di nulla. Immediata la reazione del cancelliere Sebastian Kurz da New York, dove si trova per l’assemblea dell’Onu. «Per un giornalismo libero e indipendente – ha scritto – soprattutto i partiti e le istituzioni di governo, così come pure le istituzioni pubbliche, hanno una grande responsabilità. Ogni limitazione alla libertà di stampa è inaccettabile».

Naturalmente Kurz ha riconosciuto il diritto del ministro di fornire indicazioni guida sui rapporti da tenere con i media, ma «l’emarginazione o il boicottaggio di determinate testate non può aver luogo in Austria. Questo vale per i responsabili della comunicazione di tutti i ministeri e di tutte le istituzioni pubbliche».

Anche il presidente della Repubblica Alexander Van der Bellen ha sottolineato come «la libertà di espressione e di opinione, la libertà dei media e della stampa sono pilastri basilari delle nostre democrazie liberali e dello stato di diritto in Austria».

Non sono mancate proteste da parte del sindacato dei giornalisti e dei partiti di opposizione. Il ministero degli Interni ha cercato di fare marcia indietro con una nota in cui si afferma che la mail era stata diffusa dal responsabile del servizio stampa, Christoph Pölzl, e che il ministro Kickl «non ne era stato il committente», e neppure il gabinetto del ministro. Insomma Pölzl (che effettivamente è il firmatario della mail, lunga 5 pagine) avrebbe agito di sua iniziativa, all’insaputa di Kickl. “Pezo el tacòn del buso”, si direbbe in dialetto. —


 

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