Menicali, i due bosniaci dal giudice in Montenegro

Attesa la decisione sull’estradizione, ma i presunti assassini del promotore potrebbero essere processati in Slovenia: dall’Italia mai partito l’ordine di cattura

di Corrado Barbacini

La giustizia italiana è ora in corsa contro il tempo per dipanare una matassa giudiziaria che sta andando aggrovigliandosi sempre più.

La possibilità, sempre più concreta, è che Zlatan Bragojievic e Lilijana Dalic, 31 anni entrambi, i due assassini del promotore finanziario Roberto Menicali arrestati l’altra mattina a Podgorica in Montenegro, vengano processati in Slovenia. I due infatti sono stati arrestati in forza di un mandato di cattura internazionale attivato dalle autorità di Lubiana in quanto ritengono che l’omicidio sia stato commesso nella vicina Repubblica. Il cadavere di Menicali era stato infatti trovato a Opacchiasella: in Slovenia, seppure a una cinquantina di metri dal confine con l’Italia.

«Tutto è sotto controllo», dice in proposito il procuratore capo Michele dalla Costa. Ma certo è che si dovrà attendere ancora qualche giorno prima di sapere se il pm Giorgio Milillo, magistrato titolare dell’inchiesta, deciderà di chiedere l’emissione di un ordine di cattura che dovrebbe essere firmato dal gip Laura Barresi: quest’ultimo è il magistrato che durante l’indagine ha ratificato le varie richieste di intercettazioni effettuate dai poliziotti della squadra mobile. Nei giorni scorsi proprio dalla Procura di Trieste era partita una richiesta di interrogatorio dei due secondo la procedura della rogatoria internazionale.

«È un problema di competenza territoriale», tagliano corto negli ambienti giudiziari triestini. Come dire: poco importa se Bragojievic e Dalic saranno giudicati a Nova Gorica o a Lubiana e non a Trieste. L’importante è che siano stati presi e che ora stiano in prigione. E questo, ha spiegato Tamara Ralevic, portavoce della polizia di Podgorica, è stato possibile grazie alla collaborazione di cinque polizie, quella italiana, la slovena, la croata, la bosniaca e ovviamente la montenegrina. E adesso? «Aspettiamo che dicano come e se dobbiamo muoverci», dice Filippo Bordin, addetto dell’ambasciata italiana nella Repubblica del Montenegro. Ha seguito dalla sede diplomatica di Podgorica l’epilogo della vicenda.

Il cerchio si è chiuso l’altra mattina nel quartiere di Zagaric, nella periferia di Podgorica. Zlatan Bragojievic è stato raggiunto in un cantiere edile dove da pochi giorni aveva iniziato a lavorare come muratore. La donna è stata bloccata in un appartamento poco distante. I due - come riporta ampiamente la stampa montenegrina - sono poi stati accompagnati nella sede della polizia criminale di Podgorica dove è stato loro notificato il provvedimento di arresto chiesto dalle autorità di Lubiana. Ieri sono comparsi davanti al giudice montenegrino che dovrà decidere per l’estradizione in Slovenia. Potrà anche dire di no, perché non esistono accordi in questo senso in quanto il Paese nato dal disfacimento della Serbia non ha ancora aderito all’Unione europea. Sui due arrestati filtrano poche altre notizie. Zlatan Bragojievic in passato è stato oggetto di alcune indagini nel suo Paese (è nato a Doboj in Bosnia Erzergovina) per questioni di droga. Il nome di Lilijana Dalic, pure lei bosniaca ma nata a Zagabria, compare invece in indagini relative alla prostituzione.

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