Menia: «Sul Carciotti il sì è politico»
Ma Bucci (Fi) non è d’accordo: «Impegno? La politica è fatta di altre cose»
Quale valore ha il documento approvato dalla giunta sul tema «Riqualificazione a centro congressi di Palazzo Carciotti - avvio delle verifiche di fattibilità tecnico-economica dell’intervento - confronto» con la Soprintendenza? Il vicepresidente dei deputati di An Roberto Menia, che in passato è stato anche assessore comunale, parla chiaro: «È di fatto una scelta a intraprendere questa strada. Sostanzialmente un impegno politico». «Impegni? La politica è fatta di altre cose», ribatte l’assessore forzista all’urbanistica Maurizio Bucci: «Su quel documento c’è stata condivisione proprio perché non esprime impegni ma la semplice volontà di sentire la Soprintendenza».
All’indomani del «verde di giunta» con cui l’esecutivo ha deciso di sottoporre alla Soprintendenza il progetto Carciotti redatto da Francesco Cervesi, le voci di Bucci e Menia evidenziano la diversità di posizioni tra i due principali partiti della maggioranza comunale. Una diversità già emersa netta in passato - An schieratissima per il restauro, buona parte di Forza Italia (sindaco in testa) assai prudente - e intatta malgrado il documento ufficiale sia stato approvato da tutti gli assessori presenti alla seduta, tre forzisti e tre aennini. Dopo che il consiglio comunale lo aveva invitato a verificare con la Soprintendenza «la possibilità di prevedere una destinazione urbanistica congressuale», l’esecutivo ha stabilito di sottoporre all’ufficio periferico dei Beni culturali l’ipotesi Carciotti precisando che «l’utilizzo del progetto Cervesi non vincola in alcun modo l’amministrazione» né sulla scelta del progettista né sui «contenuti» del progetto stesso.
Insomma, un piano su cui «è possibile innestare ragionamenti e confronti meditati sulle scelte progettuali da adottare». Così la giunta ha spostato per ora il peso decisionale dall’interno all’esterno del Comune. Un passaggio che induce il sottosegretario Ettore Rosato, richiesto di un parere, a sottolineare come sia «la politica a dover decidere quale sia il sito adatto a un palacongressi. È il Comune innanzitutto a dovere esprimersi con chiarezza e convinzione: gli organismi tecnici vengono dopo. Tanto più che il Carciotti è proprietà del Municipio, che ne conosce vincoli e possibilità. Chiedere pareri senza presentare un indirizzo forte mi sembra semplice attività accademica».
Concorde il segretario provinciale Ds Fabio Omero: «Un passo inutile che serve solo a dilazionare l’ora delle scelte. Credo che la Soprintendenza potrà approvare il restauro a una serie di condizioni, rilanciando al Comune. Insisto - aggiunge Omero - nel dire che andrebbe stilato un cronoprogramma per capire quali siano le soluzioni da adottare in via provvisoria per le sedi congressuali, prendendo poi una decisione definitiva». Decisione che, sul tema Carciotti, appare lontana.
Anche se Menia avverte: «Chiunque la volesse attuare, una tattica dilatoria sarebbe sbagliata». E se la Soprintendenza desse un giudizio di massima favorevole, «spetterà al Comune darsi da fare». C’è un dato, del resto, su cui il leader provinciale azzurro Bruno Marini, che l’anno scorso fu il primo a parlare del Carciotti, si sofferma: aldilà delle parole «esistono i documenti ufficiali» - come quello approvato dalla giunta «assessori forzisti compresi» - con i quali «non si può giocare: stiamo a quelli. Sono totalmente d’accordo con il passo compiuto dall’esecutivo, coerente con il consiglio comunale. Certo il documento non vincola nessuno, ma il parere della Soprintendenza è imprescindibile e preliminare. Comunque per una volta lo dico anch’io: basta con il rimandare. Il parere non pregiudica l’eventuale verifica di quello che pare tanto spaventare il mio amico (capogruppo forzista in Comune, ndr) Piero Camber, cioè la sostenibilità economica del progetto». Sostenibilità che in Forza Italia molti considerano uno scoglio enorme. E infatti, a chiedergli se si andrà avanti con il progetto Carciotti nel caso la Soprintendenza dicesse sì, «mi vien da ridere», sbotta Bucci: «Si passa all’aspetto economico dell’operazione».
E su un cantiere da una quarantina di milioni, da aggiungersi ai 15-20 del valore stimato dell’immobile e al nodo gestionale del nuovo centro congressi, «non vedo alternative se non nel coinvolgimento di privati che abbiano un interesse diretto nella gestione». Problema non semplice, rimarca Bucci: «Per questo, invece che scervellarci sui conti, dopo che abbiamo già avuto esperienze negative con la Soprintendenza stavolta abbiamo scelto il percorso inverso: prima il parere, poi il resto». Anche se il consigliere regionale diellino Alessandro Carmi preferisce citare un concetto espresso da Rosato: «Trieste sa mettersi in moto per ottenere i finanziamenti, quando i progetti ci sono e se sono chiari».
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