Menia: «Rimetto insieme una destra nazionale e patriottica»

Il ritorno dell'ex deputato di An: «Né zombie né impresentabile. Mai scoperto a rubare soldi»
Roberto Menia
Roberto Menia

Non si sente né uno “zombie” riesumato dall’oltretomba, né tanto meno un “impresentabile” della politica. Anche perché, spiega, «un conto è avere alle spalle una sconfitta elettorale, un altro è sparire dopo che ti hanno scoperto a rubare i soldi». Roberto Menia vive quindi il ritorno sulla scena con “Italiani di Trieste” come una prosecuzione naturale del percorso fatto fin qui. Meglio ancora, spiega, come un atto di coerenza verso quell’idea di politica che ha sempre praticato e difeso. E che ora punta a riscattare, facendola riemergere dalle ceneri di un centrodestra allo sbando.

Perché lanciare questo movimento?
Perché a Trieste esiste una tradizione di destra nazionale e patriottica da preservare. Un patrimonio di valori e ideali che le vicende locali e romane degli ultimi anni - le stesse a cui si deve lo sfascio attuale della destra - non hanno spazzato via. Ci sono tante persone perbene che in quel patrimonio continuano a riconoscersi. Noi puntiamo a rimetterle insieme, facendo massa critica per riuscire a dare le risposte pragmatiche e intelligenti di cui questa città ha bisogno.

Un’iniziativa che potrebbe non piacere a molti dei suoi ex compagni di viaggio. Qualcuno, peraltro, già ironizza sul suo ritorno.
Io non intendo polemizzare con nessuno. E non voglio litigare con amici o nemici di un tempo. Naturalmente, non penso di aver buttato via la mia vita. Ho sempre agito con coerenza e onestà. Poi, come sappiamo, le cose girano: una volta ti regalano soddisfazione, la volta successiva delusioni. Ma avere una sconfitta elettorale alle spalle è cosa ben diversa dallo sparire perché hai rubato soldi.

Ma lo spazio per un nuovo partito esiste? Quali forze crede di riuscire ad aggregare?
Intanto tutta una serie di ex, visto che la deflagrazione è stata fortissima. L’obiettivo è appunto rimettere insieme i pezzi, coinvolgendo persone che, dopo lo sfascio, hanno abbracciato esperienze diverse. E questo non solo è possibile, ma è urgente vista la “fame” di destra che c’è. L’esempio più lampante è nel nostro direttivo.

Cioè?
Tra i promotori del movimento, c’è un ex esponente della Fiamma Tricolore, Roberto Bolelli; un nome di punta di Forza Italia a Gorizia, Davide Comolli, e Ignazio Vania che proviene da An. Naturalmente non ci saranno soltanto persone che hanno fatto politica attiva. Contiamo di coinvolgere anche esponenti del mondo del volontariato, della cultura, dell’associazionismo. Gente che si riconosce nelle tradizione nazionale italiana e, dopo l’implosione della coalizione, ha finito per votare per Grillo e in qualche caso anche per Renzi.

Per riuscire nell’impresa dovrà però dialogare con altri nomi “di peso” del centrodestra cittadino. Dipiazza per esempio.
Con lui ho mantenuto sempre un buon rapporto. E continuo a considerarlo una risorsa.

E la coppia Bandelli-Rosolen?
Anche con Franco, in termini umani, ho recuperato un rapporto assolutamente civile. Superate le frizioni, quando il tempo passa, ti trovi a pensare “beh, forse poteva andare in maniera diversa”. E lo stesso vale per Alessia. D’altra parte anche loro hanno fatto una scelta che testimonia vitalità e coraggio. Adesso non chiedo a loro due di venire con noi, ma chi mi impedisce un domani di riallacciare un dialogo?

Leggendo il suo manifesto politico, che cita la necessità di abbattere il muro del Porto Vecchio, è difficile invece immaginare un dialogo con l’ala camberiana.
Credo che nel panorama del centrodestra triestino, questa chiusura su Porto Vecchio abbia rappresentato un elemento di arretratezza. Chiunque arrivi da fuori Trieste e veda lo sconcio in quell’area, si domanda se questa è una città di pazzi. E anche la maggioranza dei triestini vuole abbattere quel muro. Io lo sostengo da sempre, non a caso proprio in questa direzione mi ero mosso assieme a Ettore Rosato e Roberto Antonione nell’ultimo scorcio della passata legislatura. Prima cioè dell’iniziativa di Russo.

Con Lega e Fratelli d’Italia, invece, che margini di dialogo vede?
Le posizioni gridate e populiste del Carroccio, che vuole uscire dall’euro, non mi interessano. Quanto a FdI, per me non rappresenta certo l’evoluzione di An. Io penso a una destra nazionale e moderna.

E all’ipotesi di un Cosolini bis ci pensa?
La sua ricandidatura è scontata. Detto questo, il suo primo mandato mi è sembrato caratterizzato da luci e ombre. Di sicuro Cosolini non ha la “fluorescenza” che hanno avuto Illy e poi Dipiazza. Questo è un dato di fatto.

Di Serracchiani invece che giudizio si è fatto?
Credo di pensare quello che pensano tutti i cittadini del Friuli Venezia Giulia: che è molto attratta da Roma. Dovrebbe decidere se fare il ministro o la governatrice. È brava a vendere la sua immagine, ma davvero troppo lontana dal territorio.
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