Menia ridiscende in campo con Fdi e spiazza gli ex “camerati” triestini

L’ingresso reso possibile da un patto romano con Meloni: «Con me tanti amici pronti a rientrare»
Silvano Trieste 2020-02-06 Auditorium Revoltella, presentazione del libro di Roberto Menia
Silvano Trieste 2020-02-06 Auditorium Revoltella, presentazione del libro di Roberto Menia

TRIESTE Roberto Menia si affaccia ancora al balcone della destra triestina. Lo storico dirigente di Alleanza nazionale, già braccio destro di Gianfranco Fini, è approdato in Fratelli d’Italia nel 2019, dopo una “riconciliazione” con Giorgia Meloni. Menia persegue ora una sua linea nazionale ma assicura che «ciò non significa che non mi occuperò di Trieste», e altrettanto vale per altri suoi vecchi “camerati”. Il tema-Menia resta una ferita aperta per i post-fascisti triestini, ma la dirigenza locale di Fdi è cautamente aperturista nei confronti dello “zio prodigo”, il quale ha premesso il suo riconoscimento all’autorità del segretario provinciale Claudio Giacomelli.

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La storia dell’approdo di Menia a Fratelli d’Italia inizia l’anno scorso, con lo scioglimento nel partito del Movimento Nazionale per la Sovranità, fondato dallo stesso Menia assieme a Gianni Alemanno e Francesco Storace e un tempo vicino alla Lega. Con Alemanno fuori dai giochi per il processo Mafia Capitale e Storace fattosi da parte con l’ingresso al Secolo d’Italia, il politico triestino ha avuto un ruolo importante nel patto del Movimento Sovranità con Fdi. L’accordo non ha solo risvolti politici: l’ingresso dei “sovranisti” ha risolto de facto l’annosa disputa fra eredi dell’Msi sul controllo della Fondazione An (con annesso patrimonio multimilionario), consegnando la maggioranza a Meloni. Segno tangibile ne è il trasloco del quartier generale di Fratelli d’Italia nella storica sede Msi di via della Scrofa, a fine 2019.

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Menia accede quindi al partito attraverso il canale romano. Ricorda oggi: «Questa cosa è nata nel tempo. Non ho mai lasciato l’impegno, politico o culturale, e, quando poco prima delle europee Giorgia Meloni ha lanciato l’appello alla “vecchia guardia”, ho risposto. Io ero contrario allo scioglimento di An e sono sempre stato per l’unità».

In questi anni Menia ha tenuto in vita i “Comitati tricolori” voluti dall’allora ministro per gli Italiani all’estero Mirko Tremaglia, e ora è stato nominato responsabile di Fdi proprio per gli italiani all’estero: «La Meloni mi ha chiesto di occuparmene - dice - e questo faccio. Ciò non vuol dire che mi disinteresso di quel che avviene a Trieste, semplicemente non voglio entrare come un elefante in una cristalleria».

Il legame con Fini e la vicenda anche giudiziaria della casa di Grilz rendono Menia inviso a molti esponenti della destra, tanti dei quali suoi ex fedelissimi. L’ex parlamentare ci va cauto: «Il segretario è Claudio Giacomelli e decide lui. Dopodiché io ho dedicato la vita al pensiero e all’azione, e non batto in ritirata. Con me ci sono tanti amici che entreranno in Fdi. Una scelta di unità di Giorgia Meloni, che negli anni è cresciuta sempre più come leader».

Sul quadro triestino Menia si limita quindi a esprimere il suo sostegno a Roberto Dipiazza, «candidato ideale». Quanto all’ipotesi, che circola a Trieste, di una sua candidatura in qualche altro collegio, Menia smentisce possa essere quello estero: «Mi opposi a Renzi quando modificò la legge sui collegi esteri. Devono servire a votare italiani residenti all’estero. Sarebbe imbarazzante ora fare il contrario».

Insomma: la rimpatriata apre delle porte. La dirigenza Fdi guarda ad esempio di buon occhio a Ignazio Vania, meniano già candidato nelle fila dei “sovranisti”. Dato per possibile anche un ritorno in lizza di Gilberto Paris Lippi, «uno che di certo può rientrare nel nostro discorso di unità», dice Menia. Fattori in più da tenere in conto alla compilazione delle liste per le comunali prossime. —


 

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