Menia: opportuno riunificare una destra degna di questo nome

L’ex deputato: Dipiazza elogia Monassi? Io fatico a mutare idea troppo velocemente. Il manifesto di Camber? Idea strampalata
Di Fabio Dorigo
Tommasini-Trieste-Torre Lloyd-firma di accordo tra varie istituzioni
Tommasini-Trieste-Torre Lloyd-firma di accordo tra varie istituzioni

«La destra non è un luogo ma un fluttuare costante e dannunziano di idee, che a volte si riescono a concretizzare e altre meno». Roberto Menia, reggente di Fli e impegnato da poco nel Movimento per la rinascita di Alleanza nazionale, conserva uno spirito dannunziano. Vorrebbe riannodare i fili di una destra, ma senza urla. Non è facile, però. «A destra c’è un’inflazione di destre».

In un video del 1984 si vede lei che disegna un volantino contro la piovra su Trieste e nel testo ciclostilato scrive le parole autonomia, città porto. Sono passati 30 anni e si parla ancora di questo...

È vero. Uno dei problemi irrisolti di Trieste è proprio quello del Porto. Su questo mi sono scontrato con molti ambienti che rappresentano la destra e il centrodestra triestino. Un immobilismo che produce regressioni come il Tlt...

Cosa pensa del Movimento Trieste Libera?

Una cosa fuori dal mondo. Promettono la luna e ti raccontano cose che non stanno né in cielo né in terra. Mi fa male vedere che possono risorgere movimenti del genere in una città che ha dato molto in termini di sacrifici e sangue all’unità nazionale. Trieste non ha bisogno di essere liberata. E una città libera in una libera Italia.

Trieste, 15 settembre scorso: Pro Patria 300 persone, e Mtl 3.500. Dov’è finita l’italianità di Trieste?

L’italianità di Trieste non si conta così. Sono cose che accadono ciclicamente. Molti di loro li abbiamo visti poco tempo prima con Grillo. Ogni tanto arriva un santone che promette la luna. È un fenomeno localista che ovviamente finirà nel nulla.

Lei continua a esporre il tricolore in piazza della Borsa di fronte alle sede di Mtl?

Sempre. L’ho tirata dentro adesso che la Soprintendenza ha fatto togliere a loro le bandiere. Un gesto simbolico.

Come la signora veneziana che sfidava ogni anno Bossi...

Certo. Non sono cose folcloristiche. Le bandiere non sono stracci.

A proposito di Porto: rifarebbe la marcia al fianco del sindaco Cosolini?

Sì. Quell’area va restituita alla città. Ho fatto vent’anni di Parlamento e ogni volta che tornavo a Trieste mi rendevo conto della follia delle cose nostre.

Ha visto il manifesto natalizio di Giulio Camber?

No, ma ho letto qualcosa.

E cosa ne pensa?

A essere oggettivi, non è che in questi anni si è andati sempre più giù per colpa solo di Cosolini od ora Serracchiani. Le responsabilità della situazione di Trieste coinvolgono tutti.

Non lo sottoscriverebbe il manifesto di Camber..

Mi pare una delle sue solite idee. Piuttosto strampalata. E banale.

Come vede il ritorno di fiamma di Dipiazza per Camber?

Mah. Non so se si tratta di un ritorno di fiamma. Conosco le buone intenzioni di Dipiazza nel rimettere assieme il centrodestra a Trieste...

Tanto da arrivare persino a elogiare Marina Monassi che gli ha soffiato il posto al Porto di Trieste...

Ognuno pensi quello che vuole. E vero che tempo fa aveva detto il contrario. Io faccio fatica a cambiare idea troppo velocemente.

Nel nuovo centrodestra c’è spazio per la Monassi?

Non ho mai saputo cosa pensi di suo la Monassi. È stato un esponente tecnico: due volte al Porto e uno in Acegas. Risponde alla nomina che qualcuno fa per lei.

Il nuovo centrodestra con o senza Camber...

Camber l’ho visto fare il socialista, poi l’azzurro di Forza Italia e adesso il berlusconiano. Io mi pongo l’obiettivo di riunificare la destra. Casa mia, quella che ha subìto i peggiori danni nell’ultimo ventennio.

Non intende quindi per riunire il centrodestra a tutti i costi e nessun escluso...

Deve essere fatto chiarezza su tante cose. Non si raccontano le barzellette. Non fanno ridere.

E quindi?

Nessuno di noi è nuovo a nulla. Bisogna dire la verità. Io non ho mai fatto le cose per finta. La cosa che ormai interessa di più è ricostruire casa mia. Voglio fare da levatrice. Alla nuova destra. Le alleanze sono un problema secondario.

E da dove partire?

Le macerie ci sono. Inutile nasconderle. Abbiamo fatto molti errori. Serve gente nuova. Un ricambio generazionale. Dobbiamo anche decidere da quali valori e punti fermi ripartire. Ci sono fatti che non si possono ignorare.

Quali?

Quelle che attengono alla moralità della politica e che riguardano molti esponenti del centrodestra triestino e regionale.

Si riferisce allo scandalo dei rimborsi dei gruppi regionali?

Per me quelli sono punti discriminanti.

Molti suoi ex amici (camerati) si trovano oggi costretti a scegliere oggi tra Forza Italia o Angelino Alfano?

Mi viene da ridere. Non riesco a immaginare un ex di An che possa dire ora sono orgogliosamente di Forza Italia e magari cantare “Meno male Silvio c’è”. Che tristezza.

Ma come spiega l’ascendente a che continua ad avere Maurizio Gasparri sugli ex camerati triestini?

È una scelta di potere. Gasparri è un berluscones. E chi lo segue difende una piccola quota di potere. In questa scelta non ci sono idee e valori.

Ma come mai la nuova An riscuote così poca attrazione a Trieste dove un tempo otteneva risultati elettorali a due cifre?

Non sono così pessimista. Abbiamo fatto solo una manifestazione a Roma dove c’era una bella delegazione triestina.

Bella, ma non troppo numerosa...

Mi rendo conto. Le cose nascono e rinascono gradualmente. Ci vuole tempo. A Trieste è opportuno che si rimetta assieme una destra degna di questo nome.

Ha fatto un certo effetto vederla al fianco di Francesco Storace che aveva bollato Futuro e libertà come traditori...

Lo so benissimo. C’è un dato di fatto: Storace se n’è andato da An quando si è sciolta nel Pdl. Noi poi abbiamo rotto con Pdl. Non è così illogico ritrovarsi assieme ora. Non ha senso fare i processi a chi ha tradito di più.

Niente processi.

Diciamo che dobbiamo ricostruire questa casa a destra e fare per tutti una sorta di amnistia Togliatti.

Nella destra postfascista continua a esserci questa sindrome da 8 settembre e 25 luglio dove, da tutte le parti, si dà del traditore a qualcuno. È un fattore genetico?

Credo di sì. Fa parte del gioco. Sono cose che ritornano. Ognuno è giusto che rivendichi il percorso che ha fatto. Non ho mai avuto simpatia per i pentiti di nessun tipo.

Quali contatti con l'ex presidente di An e della Camera Gianfranco Fini?

Fini ha costituito una sua fondazione che si chiama Liberdestra e sta presentando il suo libro “Ventennio” in giro. Espone le sue tesi, ma nulla di più. Sa di essere un personaggio divisivo e non vuole intervenire.

Ma lo sente ancora? Si fa dare qualche consiglio sulla Nuova An oppure le strade si sono separate?

Sarei un bugiardo se dicessi che non lo sento. Ma lui è molto rispettoso. Nel suo libro ci fa gli auguri per la Nuova An aggiungendo che “l’avremmo molto dura”.

Lei perciò ci crede?

Non è un’operazione nostalgia. An non ha chiuso perchè è stata condannata dall’elettorato, ma per una scelta sbagliata. Quella del Pdl.

Vi siete fatti fregare da Berlusconi?

È vero. Io l’avevo pure detto. Questo ventennio ha distrutto la destra. Tutto il nostro mondo è stato rovinato dall’abbraccio mortale con il potere.

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