Menia: «Destra divisa, occasione persa»

Dopo la vittoria della mozione Meloni-La Russa. La corrente triestina pro-Gasparri: «Difeso un patrimonio d’idee»
Foto BRUNI Trieste 09 02 2011 Piero TONONI,candidato sindaco del PdL
Foto BRUNI Trieste 09 02 2011 Piero TONONI,candidato sindaco del PdL

TRIESTE. L’effetto è lo stesso di un bicchiere di vetro lasciato cadere a terra. La spedizione romana della pattuglia degli ex An di casa nostra, i “c’eravamo tanto amati”, ripropone divisioni mai sopite. Una destra in frantumi, con buona pace di chi, a partire da Trieste, vorrebbe metterci un po’ di colla per le prossime scadenze elettorali. Ci ha pur provato, Roberto Menia. Ma niente. L’appuntamento nella capitale era organizzato per decidere che fare dell’eredità di Alleanza nazionale, vale a dire il simbolo e il patrimonio, calcolato in 180 milioni di euro. La spunta Fratelli d’Italia, con la mozione Meloni-La Russa che passa grazie all’appoggio dai forzisti Gasparri e Matteoli. L’esito è noto: il simbolo continuerà a campeggiare in quello di FdI e il capitale resta alla Fondazione An. Meloni, nel contempo, ce la fa a respingere il tentativo del gruppo dei “quarantenni” manovrato dai finiani Alemanno, Menia e Bocchino, che avrebbero voluto, con altrettanta mozione, rilanciare un nuovo soggetto a destra servendosi anche di parte del patrimonio. FdI, dal canto suo, annuncia un congresso per allargare il partito.

All'appuntamento non è mancata l’intera corrente triestina che fa riferimento a Gasparri, come Piero Tononi, Fulvio Sluga, Alberto e Andrea Polacco e Roberto Dubs. Tutti convintamente a sostegno al documento che, come poi avvenuto, avrebbe garantito alla Fondazione di mantenere un ruolo esclusivamente storico e di memoria, non politico. Il motivo per cui era stata creata in seguito alla fusione di An nel Pdl. Tononi, fresco di viaggio, rivendica la mossa: «La Fondazione è nata per uno scopo e per questo deve proseguire la propria attività – rileva – non ci possono essere appetiti verso il patrimonio. E la mozione dei “quarantenni”, dietro la quale si celavano Fini (vero smantellatore di Alleanza Nazionale) e Alemanno, nel passaggio che diceva che la Fondazione deve promuovere la nascita di un nuovo soggetto politico, era una chiara allusione all’utilizzo del patrimonio della fondazione stessa». Una stilettata pure a Menia: «Spiace che pur avendo mobilitato tutta la famiglia – fa notare l'ex consigliere – non è riuscito in nome di Fini a riappropriarsi della destra, dopo la scellerata avventura di Futuro e Libertà».

Sluga smussa un po’: «Va dato merito a coloro che stavano dietro ai “quarantenni” di aver ricompattato Destra Protagonista», rimarca. «Rivedere fianco a fianco Gasparri e Larussa mi ha fatto un gran piacere e in futuro chissà…». Già, chissà. Menia (a dargli man forte c’era pure un altro ex, Daniele Franz), prova a non aggiungere veleno. Però non le manda a dire: «Bah – sospira – mi pare un’altra occasione persa. Non rinuncio a sognare a una destra diversa, ma il panorama è piuttosto scadente. Certo – ammette – io ero uno degli ispiratori della mozione dei “quarantenni”, perché volevo provare a ripartire da un terreno comune. Siamo invece frazionati in mille rivoli – riflette l’ex sottosegretario – e mi chiedo: è giusto che FdI continui a tenersi il simbolo in un angolino, e grazie ai voti di Fi? Io puntavo a un processo ricostituente, ma non ci sono i contenuti. Io immagino una destra vera, non subalterna, non voglio stare sotto Berlusconi né Salvini. Ora domina la Lega, cioè chi voleva spaccare l’Italia. Ci rendiamo conto? Ci sono appuntamenti elettorali importanti – conclude Menia – ma la destra, ora populista e sguaiata, non è in grado di uscire dalla subalternità ed è zeppa di rancori devastanti. E pensare che FdI, le scorse europee, mi aveva chiesto di candidarmi con loro…Giorgia è brava ma adesso deve avere il coraggio di un vero allargamento». Fabio Scoccimarro cerca di guardare avanti. «Sarà compito molto arduo ricomporre un movimento e una destra – riflette il coordinatore regionale di FdI – ma mai vorrei far polemiche con Menia, con il quale mi lega ancora un bel rapporto di amicizia. Ora si faccia un congresso, aperto a tutti, e possibilmente si dia quanto più spazio possibile alle nuove generazioni».

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