Menia: al neosindaco dico metti Spadaro alla Cultura
Il deputato di Fli suggerisce il docente ai tempi del liceo e sul risultato elettorale: «Da uomo di destra non mi rallegro, ma gli ex An rimasti nel Pdl hanno sbagliato»
di Maddalena Rebecca
La bottiglia di Franciacorta no, non l’ha stappata. Perché chi ha una storia politica come la sua, spiega, non può comunque brindare alla vittoria del centrosinistra. Ma un certo gusto di fronte al flop del Pdl e, in particolare, ai risultati piccoli piccoli conquistati dagli ex An, Roberto Menia ammette di averlo provato. Del resto poter affermare “ve l’avevo detto”, dà indubbiamente soddisfazione. Specie a chi, per mesi, si è sentito dare del traditore senza prospettive.
Dica la verità Menia: questa sconfitta non le è dispiaciuta poi così tanto.
Ho provato inevitabilmente sentimenti contrapposti. Da uomo di destra, non ho certo festeggiato il successo dello schieramento opposto. Ma non mi sono nemmeno disperato vedendo rimanere fuori tanti volti del mio ex partito, anche se resta un’amarezza di fondo.
Spirito di rivalsa?
Piuttosto consapevolezza di averci visto giusto. Sapevo che, rimanendo dentro il Pdl, gli ex An avrebbero finito per fare i portatori d’acqua del vecchio sistema camberiano. Non mi hanno ascoltato e ora le conseguenze si vedono: quella componente si ritrova oggi completamente schiacciata, con un solo eletto in Comune (Claudio Giacomelli ndr ) e pochissimi consiglieri rionali. Risultati davvero miseri, insomma.
Arriverà qualche ripensamento, quindi, nel Pdl ferito?
Più di qualcuno inizia a guardare con preoccupazione al domani perché i tempi di vacche grasse sono finiti. Prima, quando il centrodestra aveva tanti assessori, si era abituati a vivere bene e con la pancia piena. Ora, invece, bisognerà fare una sana dieta dimagrante. Che potrebbe durare anche più di 5 anni a meno che...
A meno che?
Non si inizi seriamente a discutere di nuovi schemi. C’è bisogno di dire, anche a Trieste, che il centrodestra non può più essere tenuto sotto padrone. Finchè rimarranno quelli che credono di avere le chiavi e di poter stabilire chi è dentro e chi è fuori, si perderà sempre.
Chi ha perso, intanto, è Antonione.
L’unica critica che mi sento di muovergli è di avere avuto poco coraggio. Se ti trovi a fare campagna elettorale contro il tuo partito, devi compensare sviluppando maggiori capacità aggregative. Antonione avrebbe dovuto spendersi di più per ottenere quell’unità che avrebbe potuto forse fare la differenza.
Unità che però, secondo il Pdl, è stata proprio Fli a mettere in discussione per prima.
Continuare a gettarci addosso la croce del tradimento non risolve le cose. Sul piano locale, abbiamo dato ampi segnali di apertura, bocciati paradossalmente da chi, in passato, aveva condiviso con noi tante battaglie. Ma si è visto a cosa ha portato questo tentativo di individuare nemici all’interno. Noi non abbiamo ottenuto grandi risultati, ma possiamo solo crescere. Altri invece rischiano di continuare a scendere, e malamente per giunta.
Che sindaco sarà Cosolini?
Lo conosco da una vita e posso assicurare che non mangia i bambini, come invece sostenuto in certe recenti provocazioni di cattivo gusto. Gli riconosco grande impegno sui temi del lavoro e della ricerca. E, in passato, ho condiviso certe sue analisi sul futuro della città: anch’io, infatti, sono convinto che si giochi tutto su innovazione e rilancio del porto.
Se il nuovo primo cittadino le chiedesse un consiglio?
Gli suggerirei di nominare Stelio Spadaro, mio vecchio professore di storia e filosofia, come assessore alla Cultura.
E perché?
Ha preso posizioni nuove su pagine di storia tanto care a Trieste e ha contribuito a cambiare la sinistra. La sua presenza in giunta quindi, in questo senso, mi rassicurerebbe non poco.
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