Melodia tradizionale giudicata infantile, ma parabola per tutti

Soggiorno a Grado per le vacanze estive dall’infanzia e, alcune domeniche fa, recandomi alla solita Messa mattutina delle 8.30 in Basilica, sono rimasto sorpreso e un po’ dispiaciuto per non aver...
Soggiorno a Grado per le vacanze estive dall’infanzia e, alcune domeniche fa, recandomi alla solita Messa mattutina delle 8.30 in Basilica, sono rimasto sorpreso e un po’ dispiaciuto per non aver sentito intonare al termine della cerimonia il consueto canto “Madonnina del mare”. Si tratta di una melodia tradizionale, che pur d’origine salentina secondo alcune fonti, viene eseguita in diverse località marittime della costa adriatica, in particolare nell’Isola del Sole.


Interdetto, ho cercato informazioni presso alcuni amici sulle possibili motivazioni, venendo a sapere che il nuovo parroco, monsignor Centomo, ha apportato diversi cambiamenti anche alla liturgia, disponendo tra l’altro che il motivo dedicato alla Madonna dei pescatori venga proposto solo raramente. Alla prima occasione mi sono ripromesso di conoscere il nuovo sacerdote e di chiedere a lui in persona una spiegazione, per il semplice desiderio di capire una scelta non compresa neppure da molti gradesani. L’incontro è avvenuto qualche giorno più tardi e dopo le presentazioni, alla “fatidica” domanda mi è stato risposto che, al fine di consentire un percorso consapevole di venerazione e meditazione sul mistero mariano, un canto divenuto consuetudine, routine, poteva risultare d’impedimento, quasi di ostacolo, motivo di un avvicinamento ingenuo, semplicistico (è stato usato pure il termine “folkloristico”, forse in modo un po’ improprio data l’attuale accezione).


Alcune considerazioni: innanzitutto i percorsi di fede sono sempre personali, esigono la dedizione dell’anima e della mente dell’individuo, come spiega bene San Bonaventura, proprio per questo possono attingere anche a una preghiera, una canzone, a un’immagine che divengono occasione per approfondimenti e riflessioni ulteriori, in quell’itinerario che consente di significare le vestigia del mondo; in secondo luogo i turisti che frequentano Grado per due, tre, quattro settimane l’anno, ascoltando la Madonnina del mare, possono condividere un’altra forma di attaccamento sincero alla Madonna per poche domeniche e non sempre sono interessati a cammini mariani particolari (un po’ come quando in montagna si sente recitare la Preghiera dell’alpino, “Signore delle cime”, o in diverse chiese del nostro Friuli si intona “Ave o Vergine us saludi”); infine, le persone semplici hanno bisogno di parole chiare, immediate, del cuore, assai lontane dai trattati di mariologia e teologia, per vivere autenticamente la loro fede. Hanno bisogno pure di raffigurarsi un pescatore che chiede protezione alla Madonnina, andando “lontano a vogare” per gettare le reti, sperando di poter sfamare la propria famiglia e di non essere sorpreso dalla tempesta.


Immagine infantile, troppo semplice? Forse, ma anche le parabole erano “storielle per tutti”, magari, come insegna Turoldo sono proprio gli ultimi, gli umili, i poveri in spirito i più vicini ai misteri più profondi.


*insegnante di Storia e Filosofia


Riproduzione riservata © Il Piccolo