Meganavi al Molo VII? Sì ma bisogna investire

Incontro al Propeller di Trieste con gli interventi di Borruso, Zerbini, Cergol, Caropresi e Tomat
Foto BRUNI TRieste 22 10 10 Porto nuovo-Molo VII-le nuove gru per caricare i containers sui treni-Fabrizio Zerbini
Foto BRUNI TRieste 22 10 10 Porto nuovo-Molo VII-le nuove gru per caricare i containers sui treni-Fabrizio Zerbini

Il Porto di Trieste, con qualche ulteriore investimento, sarà in grado di gestire le mega navi di ultima generazione senza preoccupazioni.È stata questa la conclusione dell'incontro svoltosi nei giorni scorsi al Propeller di Trieste. Il tema dell’interessante incontro era infatti centrato sul tema “Il gigantismo navale: plus e minus“, un proseguimento del tema trattato in gennaio, quando è stato presentato l'ultimo libro del professor Sergio Bologna. La corsa che sembrava quasi inarrestabile verso navi, sia portacontainer che passeggeri, di dimensioni maggiori, sembra aver subito un rallentamento, probabilmente a causa delle difficoltà di gestione che simili mezzi stanno mettendo in luce.

Il professor Giacomo Borruso, oggi a capo dell'Istituto per lo Studio dei Trasporti nell’Integrazione Economica Europea, ha trattato l'aspetto economico della corsa al “gigantismo navale”, sostenendo che le dimensioni ottimali in assoluto forse non esistono, dipendendo da quale sarà l'utilizzo della nave. Borruso ha aggiunto che alcuni studi indicano come le meganavi tra i 12mila e il 15mila Teu (unità di misura per indicare i container: un contenitore da 20 piedi corrisponde a 1 Teu) potrebbero corrispondere a una dimensione ideale per sfruttare le economie di scala, senza subire altre criticità.

«Il nostro scalo – ha sottolineato Fabrizio Zerbini, presidente del Propeller ma anche di Tmt, società che gestisce il terminal contenitori del Molo VII – è già strutturato per accogliere navi di grandi dimensioni. E con qualche ulteriore investimento sarà in grado di gestire navi da 12-15.000 Teu, proprio l'optimum così come indicato da alcuni esperti».

Tra gli altri relatori Maurizio Cergol, responsabile Marketing e sviluppo nuovi concept di Fincantieri, Diego Tomat, responsabile Ufficio sicurezza della Capitaneria di Porto di Trieste e Eugenio Caropresi di Assicurazioni Generali. «Grandi navi, grandi disastri? - si è chiesto Cergol -. Si rischia molto di più in taxi. Le navi del futuro potrebbero essere di dimensioni ancora maggiori». Caropresi ha invece spiegato come, in campo assicurativo, le difficoltà per gestire la questione del gigantismo navale derivino dall'affrontare casistiche mai valutate prima.

È toccato però al capitano di fregata Diego Tomat, rientrato a Trieste dopo avere diretto la Capitaneria di Gioia Tauro, trattare i temi della sicurezza e dell’ambiente: «Purtroppo in Italia e anche in Europa, per quanto riguarda la sicurezza, di solito si interviene con una svolta tecnica all'indomani di una tragedia. L’elemento umano resta una criticità per le meganavi».

«La prevenzione ha costi che non sempre si riescono ad affrontare – ha concluso Tomat – e va spiegato che il gigantismo navale determina maggiori quantità di inquinanti a bordo e necessità di alzare gli standard di addestramento per gli equipaggi delle navi passeggeri».

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