Mega furto di seppie mazzata sui pescatori

Quattromila euro i danni calcolati dalla coop di Marano E a Grado operatori pronti a organizzare le “ronde”

GRADO

Basteranno i controlli che i pescatori della cooperativa di Grado intendono attuare dai prossimi giorni a scoraggiare i ladri seriali di seppie? Certo è che la notizia del furto del prelibato mollusco dalla passelere calate al largo di Grado e di Marano ha destato rabbia tra i pescatori. Quintali di pescato perso e danni economici rilevanti. A Marano hanno stimato il mancato guadagno in circa 4.000 euro. Dunque, dnni rilevanti quelli segnalati da Riccardo Milocco, presidente della cooperativa pescatori San Vito di Marano Lagunare (165 soci, 25 società e 17 dipendenti) e del Cogepa, il consorzio regionale della piccola pesca costiera artigianale. Una rabbia che si aggiunge a quella manifestata dal presidente della cooperativa di Grado Antonio Santopolo. «Non credo proprio che possa trattarsi di un attacco a una categoria cosi vasta e che conta tanti amanti del mare come la nostra – sottolinea, amareggiato, Milocco –, ma sicuramente lo stop forzato alle uscite in mare a causa dell’emergenza sanitaria era riuscito a fermare questa pratica oramai abitudinaria. Ma sono furti che gettano nello sconforto i piccoli pescatori: in passato più di qualche impresa, proprio a causa dei danni diretti e indiretti, si era vista costretta a togliere le reti e a rinunciare a pescare. La situazione diventa ancor più grave quest’anno: ai danni economici dovuti al rallentamento delle vendite si aggiungono ora anche i furti di quanto pescato. I pescatori, che dopo investimenti importanti, vedono sfumare il frutto della pesca sono disperati, pertanto chiedo a chi può far qualcosa di non abbandonarci». Da anni, conclude Milocco, «denunciamo questa pratica alle autorità competenti, ma nessuno è mai riuscito a fermare questo fenomeno». I danni dell’ultimo weekend arrivano dopo un inverno difficile per il comparto pesca, che anche il maltempo aveva messo in crisi impedendo ai pescatori l’uscita in mare per la forte bora e il freddo a marzo che aveva allontanato al largo le seppie, in quel mese di solito sotto costa. Non solo. L’emergenza coronavirus, con la conseguente chiusura dei ristoranti e delle pescherie, oltre agli ambulanti fermi per il blocco dei mercati, ha pesantemente aggravato la crisi della pesca che ha contato il 30% in meno di movimentazione nei mercati ittici e 60 in meno di produzione. Ora che la situazione si era sbloccata, il comparto pesca sembrava poter intravedere la luce in fondo al tunnel, tornando a respirare dopo tante difficoltà, ecco il ritorno anche dei ladri di seppie: una mazzata per i pescatori artigianali. —



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