Mediocredito avvia un’ispezione interna

La banca regionale vuole fare chiarezza sulle operazioni effettuate in Veneto nel periodo pre-crisi. Approvato il bilancio
La sede di Mediocredito Fvg a Udine
La sede di Mediocredito Fvg a Udine

TRIESTE. Le operazioni in Veneto antecedenti alla crisi, causa principale, oggi, delle sofferenze e delle conseguenti perdite di Mediocredito Fvg, sono oggetto di un’ispezione interna autonoma rispetto a Banca d’Italia. Risultassero responsabilità, i soci potrebbero avviare azioni di tutela legale. Cristiana Compagno lo rende noto in una lettera aperta in cui difende orgogliosamente i risultati del suo primo anno di presidenza, promossi dai soci ieri in assemblea di bilancio (approvato all’unanimità), a partire dal convinto sostegno della Regione, rappresentata dall’assessore alle Finanze Francesco Peroni.

La premessa, viste le polemiche su una banca costretta a due aumenti di capitale da 50 milioni ciascuno nel 2014, riguarda le sofferenze. A fine dicembre dell’anno scorso quelle relative ai crediti con fondi propri e leasing ammontano a 327 milioni (+14,1% rispetto a fine 2013), mentre il totale dei crediti deteriorati, che comprendono anche incagli, posizioni ristrutturate e scadute, è di 615 milioni (+17%). Il 95% delle sofferenze, fa inoltre sapere la banca, si riferisce a fidi concessi prima del 2010 e quelle riferite al 2006-09 hanno un’incidenza del 72,5%. Numeri, ricorda Peroni, «diffusi da mesi nelle sedi pubbliche». Che il “buco” perdurante della banca regionale – la perdita è ridotta da 62,5 a 28,5 milioni, ma ci sarà il segno “meno” anche il prossimo anno, prima del “break even” previsto nell’esercizio 2016 – dipenda da quanto accaduto in Veneto negli anni pre-crisi è noto. Tempi molto diversi da quelli di oggi, ricorda Massimo Paniccia, presidente di Mediocredito Fvg da giugno 2008 a ottobre 2012.

La giunta mette "a dieta" le partecipate regionali
La sede della giunta regionale, in piazza Unità

«Con il senno di poi è facile dire che si commisero errori – commenta oggi nella veste di presidente della Fondazione CrTrieste, secondo azionista dell’istituto dopo la Regione –. Il contesto in cui si definì l’apertura al Veneto risale a cavallo degli anni Duemila, con il Tesoro ancora in società, un momento in cui l’obiettivo principale era quello degli utili». Una scelta di espansione «che allora ci stava», ma che è stata poi pagata. Nel 2009, prosegue Paniccia, «ci preoccupammo della raccolta creando Contoforte e, in uno scenario mutato, facemmo bene a chiudere l’attività in Veneto». Storia non archiviata, visti gli effetti negativi sul presente. E pazienza se l’ultima ispezione di Bankitalia non ha dato esiti e non sono arrivate sanzioni. Il cda di via Aquileia vuole far luce sul processo di erogazione del credito prima del 2009. «Gli accertamenti sono in corso – conferma Compagno –: vogliamo capire, rispetto alla patologia dei crediti deteriorati, quanto vi sia di fisiologico riconducibile a quegli anni e quanto invece ci sia stato di inosservanza di procedure o comunque di cattiva gestione».

Gli esiti dell’ispezione, informa ancora la presidente, verranno consegnati ai soci che valuteranno eventuali azioni di responsabilità. Passando attraverso «la cultura della lettura del passato», Compagno insiste poi sul concetto di «risanamento». La crisi del 2013 «ci poneva dinanzi a un bivio: dall’altra parte c’era la dismissione della banca». Resi noti il +12,6% del volume di credito complessivo (259 milioni), il +5,3% della raccolta diretta (667 milioni, e 298 i milioni della clientela corporate), i 360 milioni di nuovi fidi, le 3.110 imprese con crediti in essere, la diminuzione del 2,6% delle spese amministrative, la presidente rimanda alla lettera aperta, lì dove rimarca l’operazione trasparenza sui crediti deteriorati, il miglioramento di tutti gli indicatori, la solidità del patrimonio, il rispetto del piano strategico. Ma anche avverte: «Si eviti che la banca della regione diventi oggetto di scontro politico, in cui un pericoloso autolesionismo prevale su proposte e valutazioni di merito». Dopo di che, ammette, «c’è ancora molto da fare». La giunta regionale, una volta ancora, dà ampio supporto. «Il percorso segnala che la banca è in via di guarigione – dichiara Peroni – e, pur avendo sue problematiche di antica origine, sta uscendo con efficacia e determinazione dal punto di vista dei target assegnati».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo