Mediobanca: entro giugno la cessione del 3% di Generali

Alberto Nagel conferma, «ma il Leone resterà nel nostro portafoglio». Piazzetta Cuccia mette a segno un trimestre-sprint con un balzo del 53% dell’utile netto
La sede milanese di Mediobanca
La sede milanese di Mediobanca

MILANO. L'uscita da Pirelli, la crescita del credito al consumo e il primo risultato positivo per CheBanca spiegano la trimestrale record presentata ieri da Mediobanca. La società di Piazzetta Cuccia ha chiuso il primo trimestre dell'esercizio 2015-16 (giugno-settembre) con un utile netto di 244,3 milioni di euro, mettendo a segno un balzo del 53% rispetto ai 160 milioni dello scorso anno. Il risultato è stato superiore le attese e, come sottolinea una nota dell'istituto, si tratta del «miglior risultato trimestrale degli ultimi cinque anni».

Venendo allo spaccato dei conti, l'apporto all'Opa su Pirelli ha fruttato utili da realizzo per 88 milioni di euro. Bene anche la performance di Compass (credito al consumo), che ha generato un utile di 40 milioni (+42% rispetto a un anno fa), evidenziando che anche questo comporto - in difficoltà durante il picco della recessione - sta tornando dinamico. Inoltre, per la prima volta CheBanca chiude con un risultato netto positivo (2,2 milioni). Arretra invece il contributo del corporate and investment Banking, che segna un utile netto di 25 milioni contro gli 84,2 milioni al 30 settembre 2014, con ricavi in calo del 33% a 148 milioni. Il totale dei ricavi è in calo del 3% a 507 milioni, per il debole andamento delle commissioni e dei proventi da tesoreria.

Quanto al futuro, l'amministratore delegato Alberto Nagel si è mostrato molto ottimista, affermando di attendersi «un utile in miglioramento», la cui entità dipenderà «dall'andamento dei mercati. Dovrebbero concorrere in maniera importante l'andamento delle attività bancarie e delle partecipazioni sia per consolidamento dei risultati di Generali in miglioramento, sia per le dismissioni in corso», ha spiegato Nagel. A proposito del gruppo triestino, Nagel ha confermato le indicazioni già emerse nel passato, «cioè andare al 10% entro la fine di giugno», contro il 13,3% attuale. Una posizione che conserverebbe comunque il ruolo di primo azionista. «Le Generali resteranno nel nostro portafoglio. Avere un elemento di stabilità ricorrente per noi è importante perché stabilizza un risultato esposto ai mercati per certe sue componenti».

A proposito del rinnovo delle cariche e del cda della compagnia assicurativa, previsto per la prossima primavera, il numero uno di Piazzetta Cuccia ha spiegato: «Siamo soddisfatti del lavoro fatto dal consiglio, dal presidente e dall'amministratore delegato. È nostra intenzione confermare un assetto che è risultato molto convincente dal punto di vista della strategia e dei numeri». Per poi concludere: «È chiaro che su questo dobbiamo confrontarci con gli altri soci e arrivare a visione comune sulla quale non credo che ci siano né dubbi, né difficoltà».

Sempre ieri si è svolta anche l'assemblea, con gli azionisti che hanno approvato il bilancio e dato il via libera alle modifiche allo statuto, che tra le altre cose prevedono un consiglio più snello (9-15 componenti contro 15-23): i consiglieri indipendenti avranno una maggiore presenza e alle minoranze saranno garantiti due posti in cda invece di uno. Le modifiche entrano in vigore dal 2017 salvo le regole sulla presidenza e sui comitati che scattano dopo il sì degli azionisti, trovando quindi pronta applicazione. Durante l'assise Nagel ha aperto alla possibilità di un dividendo più ricco nel prossimo esercizio.

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