Medico ucciso dal monossido in via Crispi a Trieste, ecco come proseguono le indagini
Altri nove intossicati, non in pericolo di vita. Sotto sequestro due appartamenti
«Poteva essere una strage», dice senza mezzi termini un vigile del fuoco. «Sì, questa volta sì», annuisce un infermiere del 118. Il monossido di carbonio, il killer silenzioso, lunedì sera ha ucciso una persona in un appartamento al quarto piano di via Crispi 5 a Trieste e ne ha intossicate altre dieci, di cui quattro in modo ritenuto «preoccupante». Il gas è fuoriuscito da un impianto a caldaia dell’appartamento sotto, il terzo. Forse dalle tubazioni di scarico. Ma serviranno perizie per scoprirlo.
La vittima è un sessantatreenne austriaco. Si chiamava Berndt Urlesberger, era un professore e un noto medico, da poco in pensione, del reparto di Neonatologia del Centro universitario LKH di Graz. Continuava l’attività in una clinica privata. Aveva un’abitazione qui a Trieste, dove veniva con la moglie. L’altra sera c’era anche lei in casa: si è miracolosamente salvata. La coppia era ritornata in città in questi giorni per trascorrere il Capodanno con altri amici austriaci.
Urlesberger, che oltre alla coniuge lascia due figli e un nipote, è deceduto nel sonno. Ma potevano morire anche altre persone che quella sera si trovavano negli altri piani dell’edificio, una palazzina che ospita alloggi residenziali e altri adibiti a case vacanza.
La cronaca
Erano le dieci passate di sera. Il gas, nelle ore successive, avrebbe potuto uccidere chiunque durante la notte. I pompieri sono entrati dappertutto per accertarsi che non ci fossero altre vittime, con gli infermieri e i medici del 118 pronti a intervenire. La moglie del professore è stata trovata ai piedi del letto, accanto al marito. Si è salvata perché deve aver inalato meno monossido, che tende a espandersi verso l’alto. Probabilmente ha perso conoscenza e si è accasciata a terra. E lì è rimasta fino all’arrivo dei soccorritori.
L’emergenza è scattata grazie agli amici della coppia: erano preoccupati di non aver notizie dei due coniugi, con cui avrebbero dovuto incontrarsi, e così sono andati di persona in via Crispi 5 per capire cosa fosse successo. Al campanello non rispondeva nessuno. E nemmeno al cellulare. A quel punto è partita la chiamata di emergenza. Sono arrivati i Vigili del fuco, muniti di maschere antigas, varie ambulanze e un’automedica del 118 e la Polizia. Via Crispi è rimasta chiusa al traffico per ore.
Si deve dunque a questo aspetto in qualche modo fortuito, cioè gli amici che si sono preoccupati e sono andati a citofonare a casa della coppia, se è stato possibile scoprire la fuga di monossido e intervenire prima che avvelenasse altre persone. Il gas – che è inodore – a quell’ora si era ormai sparso pericolosamente nell’intero condominio. Sarebbe effettivamente stata una strage.
La moglie era stata portata in ospedale in condizioni critiche ma non rischiava la vita. Era in stato confusionale, visto il monossido respirato. I soccorritori raccontano che non voleva staccarsi dal marito.
Anche altre nove persone sono state assistite dalle ambulanze: alcune avevano mal di testa e nausea, tipici sintomi dell’intossicazione da monossido. Tra queste, c’è chi ha affermato di aver avvertito questo malessere «da giorni». Il mattino dopo la coniuge della vittima e un’intera famiglia – madre, padre e figlio minore – sono stati sottoposti a trattamento iperbarico. Per due pazienti è stato necessario un’ulteriore ciclo nel corso del pomeriggio.
La Polizia ha posto sotto sequestro penale l’appartamento al quarto piano in cui è morto il medico, e quello al terzo da cui si ritiene si sia propagato il monossido. All’interno, quella sera, non c’era nessuno: la coppia che vi abita, due giovani, fortunatamente era in vacanza. In entrambi gli alloggi i Vigili del fuoco, muniti di rilevatori ah hoc – gli esplosimetri – hanno rintracciato concentrazioni di monossido elevatissime. Non è stato semplice, lunedì sera, localizzare la fuga del gas. Per entrare al terzo piano i pompieri sono saliti con l’autoscala e hanno rotto le finestre. Tra tutte le abitazioni in quella del terzo piano, come detto in quel momento vuota, il monossido era molto alto. I sospetti si sono subito focalizzati sulla caldaia e le tubazioni collegate. —
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